Una lettera straziante, una storia tristissima ma purtroppo ormai consueta negli ospedali italiani dove ai familiari non è concesso l’ultimo saluto ai propri cari, in punto di morte.
In questa storia però c’è dell’altro: c’è la testimonianza di una infermiera che assiste al dolore dell’anziana signora e le presta il suo nuovo cellulare con il quale fare una videochiamata ai suoi 4 figli, per salutarli prima dell’addio.
L’infermiera, che lavora all’ospedale San Luigi di Orbassano, ha voluto scrivere al Sindaco del suo paese, Volvera, che ha pensato di pubblicarla sul proprio profilo facebook come una testimonianza del vero dolore e della cattiva abitudi degli italiani di lamentarsi di qualsiasi sciocchezza.
Forse con lo stesso obiettivo vogliamo proporvi qualche passaggio di questa lunga lettera, molto triste e davvero toccante
Ivan Marusich
CORONAVIRUS #74 – TESTIMONIANZA DA UNA VOLVERESE:
Questa sera ho ricevuto un lungo testo scritto da una nostra concittadina, una volverese. Per chi ha conosciuto il COVID da vicino come me, mi scrive la nostra concittadina, ti cambia… ti invita a fermarti e riflettere. Riporto questa testimonianza integralmente perché così come non si può interrompere una telefonata anche se lunga, non posso permettermi di tagliare questa storia. Chi leggerà fino in fondo… capirà
“Buonasera sig. Sindaco, lavoro in ospedale, le scrivo perché, da cittadina Volverese vorrei descriverle una giornata tipo. …
Che bello essere chiamati angeli…ma chissà se poi lo siamo davvero.
È un sabato mattina di una settimana di allerta covid. Finalmente un giorno di riposo dopo tanto lavoro. Finalmente puoi dedicarti alla famiglia. E invece no, niente riposo. Arriva la chiamata. Si deve andare. C’è bisogno di coprire turni.
Arrivi al reparto critico, quello dove sono ricoverati i pazienti positivi. Tutto blindato, suoni. Ti apre la collega che è li da ieri sera… rassicuri che presto entrerai, e vai a vestirti. La vestizione è lunga, . Entri dalla paziente, la conosci… la saluti. Ha un casco sulla testa, si chiama c-pap. Serve per respirare meglio.. non ha molte speranze e il monitor al quale è collegata ne dà conferma. Ma la paziente è cosciente, lucida e orientata nel tempo e nello spazio… ma soprattutto sa che sta per morire. Lo sa, lo percepisce… lo sente. Parli un po’ con lei.
Quello sguardo implorante ti uccide. Distogli ogni tanto gli occhi da lei per non morire dentro…
Mentre le sistemi i cavi dei parametri vitali, lei ti prende la mano… amore, sei mamma? Si, di due ragazzi. Allora puoi capire cosa sto provando?
Posso provare, ma se vuoi, puoi descrivermelo… ti ascolto.
Ho 4 figli… sono sempre stati tanto mammoni. Un rapporto bellissimo, anche perché gli ho fatto da madre e da padre, visto che sono rimasta vedova da giovane… Non ho paura di morire, non vorrei solo soffrire. Ma un giorno, uno dei miei figli è venuto a trovarmi e non lo hanno più fatto entrare.. è stato obbligato, non una scelta. Non ho potuto vedere più i nipoti, le nuore…nessuno. Io qui, loro a casa. Non ho potuto dir loro quanto bene gli voglio…
Entra il medico… la visita… squilla il telefono, è uno dei figli.. la paziente gli dice: c’è il medico, te lo passo. Il medico descrive al figlio la situazione. È davvero critica… Alla signora viene detto che dovrà essere intubata presto e che non ha molto da vivere. Il figlio chiede di poterla vedere per un ultimo, breve saluto. Non è possibile… il covid non decide su chi posarsi… si insinua su chiunque… Il medico esce dalla stanza… la signora piange disperata. Mentre è ancora al telefono con il figlio, il figlio piange con lei… lei ha sempre su di te quello sguardo implorante, come volesse chiederti di fare qualcosa… chiedi di passarle il telefono. La signora ha un telefono vecchio, non è anziana, ma nemmeno tecnologica…
Dici al figlio: radunatevi tutti e 4 ma proteggetevi con le mascherine. Fatelo prima che potete e poi chiamate in video chiamata questo numero… e gli dai il tuo…. vi farò vedere mamma. È poca cosa, ma almeno non sarà una cosa interrotta di netto, e la potrete vedere. Gli dici che sarai li x altre 10 ore e di richiamare più volte se non rispondo subito… Non passa neanche un’ora… la collega dice che dalla borsa sta squillando il tuo telefono… tu sei sempre vestita e sempre in quella stanza.. non sei mai uscita… le chiedi di prendere il cellulare, metterlo in un sacchettino, disinfettarlo e passartelo. Apri la video chiamata.. tutti e quattro i figli li… la paziente non se lo aspettava ed è felice come una Pasqua…..e tu con lei. Si parlano un bel po’… si raccontano, si dicono ti amo…
La chiamata dura circa mezz’ora… ed è come se un cerchio si fosse chiuso, quello che doveva essere è stato… lei aveva resistito solo x loro, per vederli, per salutarli. Hai il cuore in mille pezzi. Pensi a te e ai tuoi figli e comprendi tutto… ogni sua preoccupazione. Ti prende la mano, ti dice grazie, veglierò su di te, per quello che hai fatto. E fai fatica a non piangere.
La paziente si spegne. Decidi di uscire e lasciare ai colleghi il resto. E vedi che, come le procedure prevedono, la cospargono di disinfettante, la avvolgono in un lenzuolo e la portano in camera mortuaria. Sola….sola… i suoi effetti personali messi in triplice sacco nero andranno inceneriti…
A casa apri facebook. Lamentele ovunque. Vi hanno negato la libertà, il bimbo non può andare più al parco, il cane passeggia troppo in là da casa, non si trova più lievito… Quanta ignoranza…quanti pochi problemi ha la gente… ma su una cosa ancora siamo fortunati: a noi ci saranno state anche negate delle cose, dovremmo anche fare sacrifici… ma almeno noi abbiamo ancora la dignità, un diritto che il covid19 ti toglie, senza poterti lamentare…
Un diario dalla prima linea, quella umana, del cuore…
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