Reduce da un lungo stop, l’attaccante argentino non vede l’ora di battere l’emergenza sanitaria e tornare in campo. Non solo per rimettersi in gioco
«L’infortunio è alle spalle. Mi alleno 4 ore al giorno per essere pronto alla ripresa. Stagione da finire»
“L’Italia mi ha dato un’altra vita. In Argentina facevo il muratore e lo strillone. Mio figlio Mathias gioca ma sembra Gattuso”.
“Questa città è nel mio destino. Con le mie figliolette Emily e Alis e la mia compagna Federica passo tanto tempo a giocare in casa”.
8 le squadre con le quali Santana ha giocato in serie A: 28 gol in 255 presenze con Venezia, Chievo, Palermo, Fiorentina, Napoli, Cesena, Torino e Genoa. Vanta anche un gol in 14 partite in Champions.
Questo il titolo del Corriere dello Sport, oggi in edicola.
Da semisconosciuto a uomo simbolo. Dal San Lorenzo, squadra per cui tifa Papa Francesco («Mi piacerebbe incontrarlo»), al Palermo. E diciotto anni dopo, ancora in rosanero passando per club famosi …
Inizia così l’articolo di Salvatore Geraci che intervista il capitano rosanero Mario Santana che scalpita per tornare protagonista.
Vi riportiamo alcuni passaggi dell’intervista che potete trovare integralmente sul Corriere dello Sport:
“Non è tempo di smettere. Mi sono messo in testa di tornare a giocare e basta. Ho avuto tanti incidenti e ne sono venuto fuori. Ce la farò, l’età non conta. I dirigenti continuano a ripetermi che resterò in rosa… Sono stato io a chiamare Sagramola. A Palermo, ho scritto la mia storia familiare e vissuto anni straordinari. Il destino mi ha dato quello che cercavo. E mi ero ripromesso di chiudere il cerchio qui.. Non esco dal giorno in cui mi hanno ordinato di stare a casa. Non so neppure dove correre. Il mio terrazzo non è adatto, rischio di scivolare. Per fortuna, questo è il periodo di esercizi per rinforzare il tendine. Ho un debito di riconoscenza nei confronti dell’Italia che mi ha dato qualità di vita diversa da quella che avrei avuto in Argentina dove facevo il muratore e lo strillone… faccio da baby sitter. A Federica do una mano in altre cose: penso alle bimbe, lavo i piatti, passo l’aspirapolvere. La spesa la ordino su internet e in 3-4 giorni arriva .. Non mi troverete mai su Facebook o Instagram. Con i compagni, Pergolizzi, lo staff ci sentiamo per telefono o mandiamo qualche messaggio. Chiamo i ragazzi che vivono senza la loro famiglia, così sentono meno la solitudine. E soprattutto il nostro “vecchietto francese” (Martin, ndr) che ha moglie e figli a Montecarlo. Il bimbo appena nato lo ha visto di sfuggita … Basta una settimana per tornare come prima. Gli alibi non servono. Certo, se restiamo chiusi in casa ancora per un mese, diventa più difficile”.
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