Mentre l’epidemia non arresta la sua marcia proviamo a rispondere a una domanda scomoda: gli ospedali moltiplicatori del contagio?
In totale i malati sono 49.118, i morti 8.656. Il tasso di letalità fa paura: è del 17.6% , cinque punti più alto della media nazionale. La catena di errori partita da Codogno.
Definiamo eccellente la nostra sanità ma la Germania è molto più avanti.
Il numero dei medici positivi fa pensare che all’inizio non ci sia stata protezione.
12,3 è il tasso di letalità in Italia. Inferiore rispetto a quello della Lombardia ma superiore e di molto rispetto ad altri paesi: in Cina è di 3,9%, in Germania di 1,4% e negli Usa 2,6%.
Questo il titolo del Corriere dello Sport, oggi in edicola
Perché in Lombardia si muore di Coronavirus due volte di più rispetto al resto del Paese? È una domanda che nessuno si fa. Qualche virologo ci gira attorno, ma poi rinuncia a formularla esplicitamente
Inizia così l’articolo di Alessandro Barbano che attraverso i dati raccolti in queste settimane di epidemia prova a dare una risposta.
La Lombardi conta un tasso di letalità del 17,6 per cento. L’Italia del 12,3%. Se si toglie la Lombardia, il tasso dei deceduti nel nostro paese scende all’ 8,9%. Vuol dire che il Coronavirus in Lombardia uccide il doppio rispetto al resto del Paese. Come mai nessuno se n’è accorto?, scrive Barbano.
Una risposta plausibile prende in considerazione l’organizzazione del nostro sistema sanitario che è ottima ma inferiore ad esempio a quella tedesca.
In Italia all’inizio della crisi i posti di terapia intensiva erano appena 5.090, cinque volte e mezzo di meno dei tedeschi(28.000): nella fase più critica, non sono stati sufficienti a garantire un’offerta terapeutica adeguata alla gravità dei malati che vi giungevano. Qualche medico lo ha ammesso, altri hanno taciuto, ma sappiamo che, nei giorni in cui il contagio è divampato come una fiamma, non c’è stato un respiratore per tutti. E si è trattato di scegliere, si legge su Repubblica.
Questo non spiega però l’alto numero di deceduti proprio in Lombardia dove la sanità è forse la migliore d’Italia.
La risposta probabilmente è che gli ospedali, per un errore strategico della sanità lombarda, sono diventati moltiplicatori del contagio.
Tutto è iniziato quando a Codogno s’individua il primo caso. È il 21 gennaio scorso: il malato non viene debitamente isolato e nell’ospedale si diffonde il virus. La struttura viene chiusa e i pazienti, molti dei quali contagiati, sono trasferiti in altri ospedali. Che presto diventano i moltiplicatori dell’epidemia… Ma quando in un solo ospedale centinaia di medici e paramedici risultano contagiati, è certo che qualcosa è andato storto. La Lombardia ha ospedalizzato la crisi, credendo di circoscriverne l’ampiezza, e invece l’ha fatta deflagrare., scrive Barbano che conclude scrivendo che le analisi non servono a cercare responsabili ma solo ad evitare che si commettano gli stessi errori.
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