Molta commozione ha suscitato, in questi giorni di emergenza coronovirus, la notizia di un anziano di Savona che si è tolto la vita perché si sentiva troppo solo e soprattutto perché non riusciva più a vedere il nipotino.
Savona è stata una delle prime città della Liguria ad essere dichiarata zona rossa ed anche per Pasqua resterà blindata. La nostra redazione ha raccolto la testimonianza di Claudia Ratto Costa, la tifosa rosanero genovese doc, che da tanti anni vive a Celle Ligure in provincia di Savona:
“Nella nostra Provincia, oltre al caso di questo nonno, ci sono stati un altro paio di tentativi di suicidio da parte di persone anziane costrette a restare da sole per evitare il contagio. È un vero dramma. La Liguria era un’oasi felice, non c’erano stati contagi. Le prime città ad essere state colpite sono state La Spezia, Savona e soprattutto Alassio. Il contagio si è diffuso a causa di molti lombardi che hanno la seconda casa nella nostra regione, sono arrivati in massa dopo i primi casi che si sono verificati in Lombardia.
A fine febbraio ad Alassio una turista proveniente da una zona rossa è risultata positiva al coronavirus. Questa signora poi è deceduta, ma purtroppo, anche se nel frattempo la Lombardia era diventata zona rossa, il flusso di arrivo dei lombardi non si è fermato. La prima domenica di marzo a Celle Ligure sono arrivati tantissimi turisti per partecipare alla festa di fine carnevale. È più che evidente che sono mancati i controlli iniziali ed è stata permessa una libera circolazione di persone infette che hanno diffuso il virus nelle altre regioni italiane. Adesso che, finalmente, gli accessi sono stati bloccati, la situazione negli ospedali liguri va leggermente migliorando.”
Come è cambiata la tua vita?
“Lavoro in smart working, ma ho l’autorizzazione di uscire di casa ogni pomeriggio perché devo accudire i miei genitori che vivono ad Albissola, a tre chilometri di distanza da dove abito io. Sono figlia unica, la mia mamma ha il morbo di Parkinson, il mio papà sta bene, ma è anziano. Sono io che mi occupo di tenere i contatti con il medico, di portare le medicine e di provvedere a far la spesa per loro. Quando finisco di lavorare mi reco dai miei genitori ed aiuto la mia mamma a fare toletta, do’ una mano in casa e provvedo ai loro bisogni. Percorrere quelle strade deserte mi procura una grande tristezza. È una visione davvero desolante. Sembra di stare dentro ad un film.
Ma quello che mi preoccupa di più è che mio marito svolge un lavoro rischioso, soprattutto in questo periodo. Lui presta servizio nel commissariato di Polizia di Genova, quello vicino all’Ospedale. È a contatto con le persone che vanno e vengono da questo Nosocomio e come esponente delle forze dell’Ordine è più esposto ad un possibile contagio. Sicuramente ha molta più consapevolezza di noi di quanto sia terribile e pericoloso questo virus. C’è molta stanchezza.”
Quale sarà la prima cosa che farai quando finirà questa emergenza?
“Scenderò a Palermo. Ho due voli da recuperare, non me li hanno bruciati. Avevo prenotato per vedere due partite del Palermo, una era quella con la Palmese. Comunque non ho perso i contatti con i miei amici palermitani, tifosi rosanero. Ogni mattina ci salutiamo e poi spesso facciamo delle videochiamate. C’è anche facebook, per cui i contatti non li ho persi. Appena diranno la data certa per circolare liberamente, prenoterò immediatamente un volo. Non vedo l’ora di tornare e di riabbracciare tutti i miei amici. Bere un caffè ed organizzare una pizziata per festeggiare insieme a loro la fine di questo incubo.”
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