Perché il Nord e non il Centro-Sud? Gli esperti spiegano come mai il virus ha diviso il Paese
Al Settentrione decessi aumentati fino al 195% rispetto al solito.
A cinquanta giorni dall’esplosione della pandemia di Covid 19 in Italia, i dati parlano chiaro: su Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna si è abbattuto un vero e proprio tsunami epidemico. Nonostante gli imponenti spostamenti di persone tra una parte e l’altra d’Italia quando il virus già circolava in silenzio, le regioni al di sotto della Toscana hanno vissuto una situazione molto più gestibile. Ecco cosa ne pensano gli esperti
Perché il Nord e non il Centro-Sud? Perché la Lombardia e non il Lazio, la Campania o la Sicilia? Perché Milano e Bergamo e non Roma e Napoli? L’epidemia di Covid 19 ha viaggiato davvero a due velocità per il nostro Paese. È come se un immaginario baluardo l’abbia frenata all’altezza di Firenze.
Inizia così l’articolo di Massimo Razzi sull’edizione online di Repubblica, che ha provato a chiedere a diversi esperti del settore. Vi riportiamo alcuni passaggi dell’articolo.
Se è abbastanza facile capire perché il Nord è stato travolto, non è semplice spiegare perché il Centro Sud è stato parzialmente risparmiato dal virus. Almeno finora, perché i rischi ci sono ancora ma a meno di gravissimi errori di comportamento collettivo, è difficile immaginare l’esplosione di nuovi, importanti focolai a Roma, Napoli o Palermo.
Ma i dati del “divario” epidemico tra il Nord e le altre macroregioni sono eclatanti anche da altri punti di vista. La “letalità”, cioè il rapporto tra contagiati e deceduti, in Lombardia è del 18,26%, in tutto il Nord supera il 14%, mentre al centro è dell’8,19 e scende ancora al 7,82% (Sud) e al 6,44% (Isole).
Ci sono alcune date da tenere a mente:
-30 gennaio – Allo Spallanzani di Roma vengono ricoverati due turisti cinesi (marito e moglie provenienti dallo Hubei) positivi al virus.
-21 febbraio – All’ospedale di Codogno, viene ricoverato Mattia, “l’atleta”, il primo del focolaio che massacrerà la provincia di Lodi.
-1 marzo – Allo Spallanzani arriva il primo caso davvero “romano”. E’ una donna di Fiumicino: altre persone risultano infettate nella sua famiglia.
C’è qualche stranezza nel “mistero” del centro-sud: tra il 31 gennaio (scoperta dei due cinesi positivi) e il 21 febbraio (paziente uno a Codogno) passano tre settimane in cui tutto prosegue normalmente. “Normalmente”, vuol dire 101 corse di Trenitalia e 64 di Italo tra Milano e Roma per un totale di poco meno di centomila passeggeri senza contare gli aerei, le auto, i pullman e i camion. Sono milioni di persone che in quell’arco di tempo vanno avanti e indietro. Sicuramente, tra di loro, ci sono tanti contagiati asintomatici. Eppure, non succede quasi nulla. Non si può dire, oggettivamente, che questo andrivieni da una regione che era già in piena pandemia senza saperlo e un’altra che si aspettava di entrarci da un momento all’altro, abbia portato a una crescita dei contagi a Roma e nelle altre aree del centrosud legate alla Capitale.
Il professor Ciccozzi fa un’ipotesi: “Potrebbe essere, ma badi bene che è solo un’ipotesi, che il virus che circolava nel Nord da settimane fosse già un po’ meno potente di quando era arrivato in Lombardia. Le sue mutazioni per adattarsi all’uomo potrebbero avergli fatto perdere carica virale”. Possibile? “Teoricamente sì. Il virus muta per adattarsi all’uomo e facendolo può diminuire la sua potenza”. Il professor Cauda aggiunge qualche particolare: “Vero che Roma si è preparata più di Milano anche perché ha avuto più tempo. Ma potrebbe darsi che la grande maggioranza dei contagiati che, sicuramente, sono andati avanti e indietro da Milano a Roma, fossero asintomatici e, quindi, potenzialmente un po’ meno contagiosi. La questione della minore contagiosità degli asintomatici non è certa per il Covid 19, ma non è nemmeno stata esclusa”. E il professor Cassone chiude il cerchio: “In via del tutto teorica, quello che mi chiede è plausibile. Il virus muta perché “sbaglia” adattandosi e non sa “correggersi”. Sul Covid 19 nessuno ha ancora dimostrato che le mutazioni lo abbiano ‘indebolito’. Ma non si può escludere”.
L’8 marzo, poi, ci furono poi, i famosi “viaggi della speranza” con migliaia di persone che hanno lasciato il nord per tornare a casa (soprattutto al Sud). Molti erano infetti (si è parlato di un treno con decine di persone febbricitanti) e ci aspettava che avrebbero provocato uno tsunami epidemico anche nelle regioni meridionali. Invece, anche questi viaggi hanno avuto impatto scarso o nullo sui dati epidemiologici. Basta a spiegarlo il fatto che molti di questi viaggiatori si sono messi da soli e disciplinatamente in quarantena?
Tirando le somme, abbiamo buone spiegazioni per la tragedia lombarda: il virus è andato in giro sottotraccia per almeno un mese e mezzo contagiando moltissima gente; case di riposo e ospedali hanno offerto al Covid 19 un terreno di “caccia” fatto di persone fragili e indebolite; l’ambiente più inquinato e il clima in generale possono aver avuto un ruolo. Meno facile spiegare il “mistero” della barriera che ha frenato il virus nel suo viaggio da nord a sud: si è indebolito? Può essere ma non ci sono evidenze a oggi di questo dato. Fra i milanesi che sono venuti a Roma e nel centrosud nella “finestra” di febbraio c’erano senz’altro molti contagiati asintomatici ma questi potrebbero essere stati meno contagiosi proprio a causa della loro asintomaticità? Possibile, ma non dimostrabile. Clima e ambiente migliori? Anche qui siamo nel campo delle ipotesi. Roma e il centrosud hanno avuto più tempo per organizzarsi e hanno saputo gestire bene l’emergenza? Probabilmente sì, ma anche così e con tutta la fortuna che può averci messo lo zampino, il mistero non si scioglie.
O magari scopriremo che, per qualche mutazione positiva, il Covid 19 ha “scelto” di essere meno pesante con gli italiani al di sotto di Firenze.
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