Il 30 marzo una bambina di 5 anni purtroppo non ce l’ha fatta al Di Cristina di Palermo. Stavolta non è una morte per causa del coronavirus, ma di tubercolosi però la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Tanti saranno i punti da chiarire per l’avvocato Di Lorenzo, che segue la famiglia della piccola Sara. “Sento le sue urla di dolore – dice Safa Ghafby, 34 anni, la madre – sento la sua voce che mi dice: ‘Mamma, sono troppo stanca, ma non voglio andare, voglio restare con te’, vedo il suo volto e so che questo dolore non passerà mai. Ma è mia figlia, aveva appena 5 anni, e io ho il diritto di sapere perché è morta, di cosa… Tutto è iniziato con una caduta, mentre giocava con una delle sue sorelle“.
Per il sostituto procuratore Ludovica D’Alessio che coordina l’indagine, l’autopsia sul corpo della piccola non è necessaria, perché ci sarebbero gli elementi per delineare la situazione. Invece per gli esperti consultati dall’avvocato, l’esame sul cadavere sarebbe fondamentale per chiarire le cause del decesso e dagli atti non emergerebbe neppure la prova schiacciante che la bambina abbia contratto la tubercolosi.
Il corpo della piccola adesso è al Policlinico. La salma è stata riconsegnata alla famiglia che, tuttavia, al momento si rifiuta di prenderla e di celebrare il funerale. La madre: “Voglio che vengano fatti tutti gli accertamenti perché si chiarisca come e perché è morta mia figlia. Se riprendiamo la salma e poi l’autopsia si dimostra invece necessaria? Cosa facciamo?”.
Come ha denunciato la donna, la figlia sarebbe caduta il 25 marzo, ma si sarebbe rialzata subito ed avrebbe ripreso a giocare con la sorella. Il giorno dopo però “mi ha detto che aveva un dolore alla parte interna della coscia – spiega la madre – e lo detto di stare tranquilla, che le sarebbe passato. Nel pomeriggio continuava a dirmi che la gamba le faceva malissimo e così il giorno dopo: ‘Mamma, ho dolore fortissimo, non posso mettere il piede per terra, non posso camminare’, mi ha detto”. A quel punto la donna aveva chiamato la pediatra, che le avrebbe consigliato tachipirina e una crema antidolorifica e di far stare la piccola due giorni al letto.
La bambina avrebbe avuto difficoltà ad andare in bagno “e mi accorgevo – spiega ancora la madre – che il suo cuore batteva forte, quindi ho chiamato nuovamente la pediatra e mi ha detto: ‘La bambina non ha nulla, tu stai esagerando, se la piccola è impaurita falle un po’ di camomilla’”. La mamma avrebbe quindi chiamato una prima volta la Croce Rossa. Sarebbe stato consigliato di andare in ospedale, ma vista l’emergenza Covid-19 alla fine si sarebbe deciso di attendere il giorno successivo. La mattina dopo, il 30 marzo, la signora, visto che la situazione non migliorava, aveva chiamato il 118: “Non aveva febbre alta, era a 36, ma è stata portata subito al pronto soccorso del Sant’Elia”.
La piccola sarebbe stata sottoposta ad una serie di accertamenti “poi hanno cominciato a chiamare il medico e il pediatra, ma il pediatra non è venuto a visitarla. Allora hanno chiamato l’ospedale di Palermo. Alle 16 arriva un’ambulanza per accompagnarla, ma una pediatra ha chiesto di fare nuove ecografie, così gli infermieri dell’ambulanza si sono arrabbiati e se ne sono andati”. Intanto “la bambina gridava dal dolore, diceva : ‘Mamma, mi fanno troppo male le gambe, non ce la faccio più, mamma andiamo a casa, basta, sono stanca’”. Una nuova ambulanza per accompagnare la piccola al Di Cristina sarebbe arrivata alle 22, dopo ore quindi, e sarebbe giunta poi a Palermo intorno all’una di notte.
La piccola sarebbe stata già in condizioni molto critiche e i medici l’avrebbero sottoposta a tutta una serie di esami, rilevando anche un blocco intestinale. “Sara mi diceva: ‘Mamma, alza la mia testa e accarezza la mia mano, non voglio andare, voglio stare con te’”. Poi la donna avrebbe solo sentito che l’infermiera chiamava sua figlia per nome, senza che la bambina rispondesse. “Ho sentito un dolore forte nel mio cuore e ho capito che c’era qualcosa che non andava”. Alle 5 le è stato poi comunicato che la piccola era morta: “Sono entrata e ho trovato Sara piena di fili nella bocca e nella pancia e ho chiesto di provare ancora a rianimarla…”. Di cosa è morta Sara? Ci sono stati degli errori e dei ritardi nelle cure che ha ricevuto? Sua madre chiede solo di sapere questo.
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