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Emergenza coronavirus, la parola all’avvocato Ninni Terminelli

Per dare un aiuto economico alle diverse categorie professionali colpite dell’emergenza coronavirus, il Governo Italiano ha previsto l’erogazione di un bonus di 600 euro anche ai Professionisti con partita Iva. La crisi economica, infatti, non sta risparmiando nessuno e tutte le diverse categorie di professionisti stanno fortemente risentendo di quello che sta accadendo.

La nostra redazione ha raccolto la testimonianza dell’Avvocato Ninni Terminelli:
“Tutti siamo stati colpiti dall’emergenza coronavirus e l’erogazione del bonus è stato assolutamente giusto e corretto. Qualcuno ha storto in naso per il contributo di 600 euro ai Professionisti con partita Iva, pensando alle parcelle che normalmente si possono incassare. Ma sono luoghi comuni che appartengono ad un retaggio. In un momento nel quale tutte le aziende si sono fermate, i dipendenti sono andati in cassa integrazione, anche tutte le attività svolte dai commercialisti, dagli ingegneri e dagli avvocati, si sono di conseguenza fermate. Il bonus, che in ogni caso serve a poco, costituisce comunque un contributo utile in un momento di quasi paralisi di ogni attività professionale. Per quanto riguarda gli Avvocati, è stato opportunamente deliberato dall’Ordine la possibilità di raetizzare il contributo 2020 alla cassa forense. Un provvedimento importante che viene incontro alle difficoltà economiche di questo momento. Perché anche se non siamo operativi, si continuano a pagare le spese di gestione degli studi, affitto, energia elettrica ecc.”

Quali attività professionali sono attualmente consentite?
“Nell’ultimo decreto è stata prevista l’apertura degli studi legali, ma non è chiaro, tranne per ragioni d’urgenza, se il cittadino è nelle condizioni di poter raggiungere lo studio oppure no. In situazioni di carattere penale, certamente sì. Ma per le altre questioni legali, chi stabilisce il carattere d’urgenza? Ad esempio una separazione tra coniugi è urgente? C’è anche un problema di svolgimento delle udienze. Sono state tutte rinviate a dopo il 12 maggio, tranne situazioni nelle quali ci si può collegare in remoto. Ma è una situazione davvero difficile. Gli avvocati in tutta Italia stanno difendendo lo strumento del corretto funzionamento delle udienze. È imprescindibile poterle svolgere in Tribunale; un avvocato non può lavorare da remoto.”

Si parla di una crisi economica senza precedenti. Cosa ne pensa?
Questo è un periodo che mette profondamente a rischio le categorie dei Professionisti, quindi anche degli Avvocati, e che sostanzialmente provoca un forte rallentamento di tutte le attività. Secondo me il 2020 è finito. Quest’anno è un anno sospeso e congelato, bisognerà seminare per l’immediato futuro. La riapertura sarà graduale, per cui si dovrà cercare di ridurre i danni economici provocati da questa Pandemia. L’Italia è stata profondamente colpita dal coronavirus, ma accanto a questa tragedia umana, con numeri di decessi simili ad una guerra, abbiamo riscontrato una solidarietà che fa ben sperare. Basti pensare a tutte le iniziative benefiche che si sono attivate per aiutare la Protezione Civile, gli Ospedali e le persone bisognose. Non tutto potrà essere risolto con le manovre del Governo Europeo, che per me rimane sempre un strumento irrinunciabile, ma che di fronte ad questa catastrofe, che non ha precedenti, è stata fin qui la nota più deludente.”

Ha fiducia in una ripresa economica dell’Italia?
“Sono abbastanza fiducioso e credo che con grandi sacrifici e pazienza alla fine ne usciremo fuori. Certamente con una visione diversa della vita. Non credo che diventeremo tutti migliori, ma questa vicenda farà sicuramente riflettere tutti. Ha colpito ciascuno di noi non solo economicamente, ma soprattutto sotto il profilo psicologico. Abbiamo dovuto rinunciare alle libertà personali più semplici, che ci sembravano ovvie e scontate. E mi riferisco anche ad una semplice passeggiata. Penso che la ripartenza sarà simile ad un dopoguerra. Ci dovrà essere però un terreno condiviso da tutti ed un terreno dove la dialettica e le differenze si possano esprimere liberamente per il bene comune. Occorrerà uno spirito nazionale, lo stesso che gli Italiani seppero trovare nella ricostruzione del 1946, che ancora purtroppo non c’è.”
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