Serie D, i rosanero non vedono l’ora di tornare in campo ma gli altri club non sono d’accordo.
Riprendere a giocare significherebbe adottare le misure di sicurezza previste dalla Figc, una spesa pesante che tra i dilettanti rappresenterebbe un ostacolo quasi insormontabile.
Un «buco» di mezzo milione. Finora guadagni in fumo per 200-300 mila euro, la stessa somma serve per attuare il protocollo.
Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola
Il Palermo non vede l’ora di tornare a gioire al «Barbera», parafrasando un tweet pubblicato ieri dal club rosanero, ma sa bene di trovarsi a combattere da solo (o quasi)..
Inizia così l’articolo di Benedetto Giardina che sottolinea gli aspetti economici e le perdite delle società dilettantistiche in questo momento di stop calcistico. Il Palermo però, pur consapevole delle grosse spese che dovrebbero sostenersi in caso di ripartenza del campionato, è disposto a farlo. Se anche in D si dovessero adottare le norme sanitarie per i professionisti, poche squadre potrebbero far fronte alle spese.
Un protocollo da almeno 250 mila euro, se non oltre. Cifre esorbitanti per la maggior parte dei club di Serie D, che infatti si ritengono impossibilitati a seguire le misure previste per la ripartenza del calcio professionistico. Tamponi, esami del sangue e altri test medici, albergo per il ritiro e sanificazione portano a spese straordinarie per tutte le società, senza contare le condizioni di sicurezza a cui devono sottoporsi tutti i componenti dell‘area sportiva e non per le eventuali trasferte, qualora si dovesse tornare a giocare, scrive Giardina.
E a queste spese vanno anche aggiunti i mancati guadagni del club rosanero che finora ha incassato in media circa 70-80 mila euro a partita e che rappresentano quasi la stessa cifra necessaria per tornare a giocare in sicurezza.
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