Le tragiche morti da coronavirus nelle Rsa, le case di riposo per gli anziani, hanno rivelato che, in molti casi, né i degenti, né il personale che li assisteva sono stati messi in sicurezza. Probabilmente non è stata attivata un’efficace rete di protezione per le persone più fragili e le conseguenze sono state, a dir poco, catastrofiche.
A Palermo, tuttavia, non mancano le eccezioni di RSA con contagi zero, come nel caso dell’Istituto Geriatrico Siciliano, Residenza Sanitaria Assistenziale e di lungodegenza per anziani non autosufficienti, affetti da Alzheimer e per disabili, di Via Messina Marine.
Abbiamo raccolto la testimonianza di Gaetano Covais, dipendente dell’Istituto Geriatrico Siciliano:
“Non so cosa sia accaduto nelle RSA dove, purtroppo, sono scoppiati i focolai dell’epidemia. Posso raccontare invece i provvedimenti che sono stati adottati nella nostra struttura non appena è scoppiata la pandemia. A partire dal 24 febbraio abbiamo creato una corsia a parte per l’ingresso dei fornitori e dal 3 marzo, prima ancora del decreto del 9, abbiamo anticipato le misure restrittive scegliendo di abolire le visite ai pazienti. Una decisione sofferta e dolorosa, ma necessaria, che ci ha consentito di avere 0 contagi. In questa fase anche noi dipendenti ci abbiamo messo molto del nostro, conducendo una vita praticamente da monastero. Non siamo più usciti di casa se non per recarci al lavoro, seguendo rigorosamente tutte le regole. Siamo più di 100 dipendenti e non è stato semplice per tutti osservare questo rigido protocollo.”
Quali sono le tue mansioni’
“Sono al centralino, in portineria. In questo momento il mio lavoro è molto delicato. I parenti non entrano più e sono il loro primo contatto e unico referente. I pazienti necessitano di farmaci e di biancheria pulita. Per cui i familiari, entrando uno alla volta, lasciano i pacchi in portineria. Ci siamo dotati di un cordolo di sicurezza rispettando la distanza di un metro, indosso i dispositivi di sicurezza ed abbiamo vietato l’ingresso a coloro che non indossano la mascherina. Purtroppo i pazienti non possono vedere i familiari, questo è l’aspetto più triste, lo comprendiamo benissimo, ma era assolutamente necessario prendere questa decisione. Gli anziani si affidano a noi per tutto, ogni tanto le mie colleghe fanno le video chiamate per metterli in contatto con i parenti. Non è una situazione bella, ma è stata una scelta vincente.“
Attualmente quanti ospiti sono ricoverati?
“La nostra è struttura privata convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale tramite l’Asp, che decide i ricoveri. In questo momento abbiamo circa 76 pazienti, tutti molto vulnerabili. I nostri degenti hanno bisogno di assistenza continua. È un lavoro molto difficile che richiede predisposizione per farlo. I miei colleghi sono straordinari, so di cosa parlo, perché quello che svolgono è più di un lavoro, è una missione. Ci vuole molto amore verso il prossimo. Quando sentiamo casi di anziani maltrattati, saltiamo dalle sedie. Vedere certe scene per noi è raccapricciante. Noi abbiamo molta cura dei nostri pazienti, i familiari ci conoscono uno per uno e ci considerano angeli. Si fidano di noi totalmente, sanno che i loro cari sono in buone mani e che se non li possono vedere è solo per il loro bene. Non sappiamo ancora quando si potranno consentire le visite, decide l’Asp, che in questo periodo ha bloccato i nuovi ricoveri. Aspettiamo le nuove disposizioni che verranno emesse dopo il 4 maggio. Ma sarà molto difficile tornare in breve tempo alla normalità. Almeno fino a quando non si arriverà ad un contagio zero, questo è il mio parere, anche se non sono un esperto.”
Sulla tua pagina facebook ogni giorno analizzi il quadro riepilogativo della situazione in Sicilia, che idea ti sei fatto della diffusione del virus?
“Secondo me l’Italia viaggia a due velocità. In Sicilia facendo un rapporto contagiati/popolazione possiamo dire che tutto sommato il coronavirus sta facendo il solletico. Non possiamo però dire in futuro come si può evolvere la situazione. In questo momento è tutto sotto controllo, ma essendo un nuovo virus è difficile fare una previsione. Mi auguro possa arretrare ancora di più, così nel giro di un mese possiamo avere maggiori aperture. Sono d’accordo di allentare le restrizioni solo in parte, perché se da un lato è vero che la gente sta soffrendo economicamente, dall’altro c’è il rischio concreto che molte persone non rispetteranno le regole. Dal punto di vista della ripresa economica non sono purtroppo molto ottimista.”
Cosa ti ha insegnato questa esperienza drammatica?
“Che non sappiamo quello che può accadere. Fino a due mesi fa ci credevamo infallibili ed un virus venuto dal nulla ci ha cambiato la vita. Ho capito che dobbiamo vivere la nostra vita nel miglior modo possibile, in pace ed in armonia con gli altri. Dare più valore ai nostri affetti più cari e non creare nervosismi per nulla. Mi è mancato tantissimo poter scendere con i miei figli al parco e vedere mia madre. Ha 66 anni, lavora all’ Ospedale Civico, in prima linea, sulle ambulanze che trasportano i pazienti da un reparto all’altro. Penso sempre a lei, è la mia più grande preoccupazione. Tra tre mesi andrà in pensione e non vorrei che le accadesse qualcosa adesso, dopo una vita di lavoro.”
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