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Lega Dilettanti: “Costretti a fermarci”. Si alle promozioni, no alle retrocessioni

CAmpionati provinciali e regionali

Ieri una riunione telematica fra esponenti della Lnd: lo stop forzato sta mettendo in ginocchio un universo che senza aiuti rischia il collasso.
Protocollo medico difficile in A? «Da noi è impossibile da attuare Prima la salute, non ripartiamo»
L’idea è di attuare le promozioni e non le retrocessioni: “Ma va condivisa”.
“Oltre il 30% delle nostre società sono a serio rischio di sparizione”.

Questo il titolo del Corriere dello Sport, oggi in edicola

A queste condizioni non si può andare avanti. Così si rischia di uccidere il calcio, quello vero. Sono questi due, in sostanza, i concetti espressi nel corso della riunione telematica organizzata dal portale Tzoone, cui hanno partecipato importanti esponenti del mondo della Lega Nazionale Dilettanti.
Inizia così l’articolo di Marco Ercole che sottolinea il momento di grande difficoltà del calcio dilettantistico.
Se in A la situazione è complessa, nel mondo dei dilettanti appare quasi disperata e le possibilità di una ripartenza sembrano veramente molto remote. L’articolo riprende le parole del presidente della Lega Dilettanti Sibilia e di alcuni presidenti di club.
Cosimo Sibilia sta inviando appelli alle istituzioni, invitandole a non dimenticarsi della LND e di dare prima possibile un aiuto concreto per evitare una possibile ecatombe, scrive Ercole.
Sibilia: “Studi da noi commissionati stimano una potenziale perdita del 30% delle società, essenzialmente per scomparsa di sponsorizzazioni. Serviranno interventi di Governo, Coni e Figc, perché noi siamo la base del calcio: gran parte dei giocatori professionisti si formano nei vivai dei nostri club.
Al mondo dilettantistico mancheranno gli sponsor, incassi da varie attività dei piccoli imprenditori che per passione investivano nel calcio di periferia: in questo momento a queste condizioni le iscrizioni ai prossimi campionati diventerebbero un’utopia, sia in campo dilettantistico che nel settore giovanile e scolastico. Occorrono aiuti e incentivi dal punto di vista economico per consentire la sopravvivenza del maggior numero di società, che già adesso sono in difficoltà al solo pensiero di poter riprendere la stagionesi legge nell’articolo.

Il presidente del CR Veneto, Giuseppe Ruzza: ” non vediamo possibilità per ripartire. Se da una parte è giusto il tentativo di far riattivare l’economia, dall’altra mi rendo conto che i protocolli stabiliti e ipotizzati siano totalmente impraticabili. Sono complicati da rispettare per alcuni club di Serie A, figuriamoci per noi. L’obiettivo deve essere quello di garantire la salute per la persona, a prescindere se sia un professionista, un dilettante o un bambino…In Serie A il calciatore fa quello di mestiere, si allena in impianti sanificati e viene costantemente controllato. In una qualsiasi squadra dilettante, invece, il giocatore viene ad allenarsi dopo essere andato a lavoro e poi se ne torna a casa, dalla sua famiglia, dai suoi amici. Non c’è alcuna possibilità di prevedere un protocollo standard che vada bene per entrambe le categorie. Oggi siamo in un mare in tempesta: per uscirne dovremo seguire la nostra stella polare, quella dell’attenzione, dei nervi saldi e del rispetto verso le persone che non ci sono più”.

Il presidente del CR Calabria, Saverio Mirarchi: “Dobbiamo puntare a che una decisione venga assunta in consiglio di Lega e sia condivisa da tutte le realtà dilettantistiche. Per questo credo che sarà privilegiata l’idea di premiare le promozioni e non punire le squadre in lotta per non retrocedere. Dal nord al sud, siamo tutti uniti nel seguire un unico pensiero: privilegiare l’aspetto sociale, la crescita dei ragazzi e dei valori come la lealtà”.
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