Nino Barraco, rimarrà sicuramente un pezzo di storia del calcio siciliano, la sorte ha voluto che lui marsalese sia il giocatore che ha realizzato più gol nella storia del Trapani (78 gol in 183 presenze). Ma le sue esperienze non si sono di certo fermate con la maglia granata, avendo la possibilità di giocare rispettivamente con Catania, Palermo ed ovviamente Marsala.
Barraco parla a Repubblica di un modo di fare calcio totalmente diverso:
“Il gruppo era eccezionale e compatto anche quando perdevamo. Lavoravamo duro, ma ci permettevamo alcune licenze che oggi non sarebbe consentite. Magari il giovedì, dopo l’allenamento pregavamo il magazziniere di andare a comprare pane e mortadella, e nello spogliatoio, ci facevamo uno spuntino molto ricco“.
Da lì nasce il rapporto speciale con Arcoleo…
“Lui era molto furbo con me. In campo avevo assoluta libertà di movimento e durante la settimana mi risparmiava qualche allenamento. Mi sentivo responsabile per tanta fiducia e ripagavo spesso con i gol“.
Con Vasari e Capizzi vi intendevate con un’occhiata…
“Ci divertivamo e quando in C2 fu messa in discussione la posizione di Arcoleo, andammo dal presidente Bulgarella e lo pregammo di lasciare stare il mister. La colpa era nostra e alla fine quell’atteggiamento si rivelò giusto: arrivò la C1. Peccato per la serie B persa per un soffio l’anno successivo“.
Il trasferimento a Palermo: “Arcoleo mi chiese di raggiungerlo. Credo che Palermo sia il massimo per ogni giocatore siciliano. Ricordo ancora come tremavo quando vedevo 40.000 spettatori al Barbera“.
31 marzo 1996, a 31 anni l’esordio in B: “La maglia n°31 e gol al minuto 31. Vedo il pallone che entra in porta e non capisco più niente. Corro sotto la curva e poi da Arcoleo, che mi aveva dato fiducia. Se avessi potuto, mi sarei fatto tutto il giro di campo“.
E sul presente afferma: “Non credo si torni a giocare. Nessuno è nelle condizioni psicologiche ideali per tornare in campo. Il calcio deve essere divertimento, proprio come accadeva nel Trapani e nel Palermo di Arcoleo“.
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