Corrono le voci, corrono e si inseguono e spesso arrivano a destinazione prima che diventino notizie di cronaca.
Una circola insistente e riguarda Giovanni Tedesco, classe 1972, segno zodiacale Toro, palermitano purosangue della borgata Pallavicino, padre, fratelli e sorella, tutti dalla nascita innamorati persi del pallone, tutti dalla nascita col sangue rosanero nelle vene.
Se le voci che corrono e si rincorrono in questi giorni circa la sua candidatura alla panchina del Palermo diventeranno realtà, io non lo so ma so che ne sarei felice per me e per lui, che coronerebbe un sogno, che insegue dall’estate del 2010, quando decise di por fine alla sua ultraventennale carriera di calciatore. Una carriera più che onorevole, che lo ha premiato né più né meno di quel che meritava, perché se non un campione, un giocatore “serio e affidabile”, come pochi altri, lo è stato sicuramente.
Mediano incontrista con particolari doti di incursore che gli hanno permesso di far 58 gol in carriera, quasi tutti arrivando a sorpresa dalle retrovie… mentre nessuno se l’aspettava, qualche volta nemmeno lui, tanta era la foga che ci metteva nell’arrembare, scatenato come un… toro, dalla sua all’area di rigore avversaria. E segnare tanti gol di testa, lui che è un piccoletto (1,70), solo che li faceva fessi tutti i marcantoni della difesa, spuntando all’improvviso dal nulla. Un po’ come faceva anche Antonio Conte, pure lui mediano, pure lui un po’ rincagnato e tuttavia capace di colpire e segnare di testa: prima nel Lecce e poi nella Juve.
Che i due giocatori si somigliassero io ne sono convinto, così come sono convinto che anche da allenatore Giovanni somiglierà ad Antonio… Almeno me lo auguro, se certo gli verrà data la chance che merita, cioè quella di allenare la squadra della sua vita e dei suoi sogni.
Chi mi conosce sa che io di mestiere, più che il cronista, faccio il tifoso e, quindi come tale, non mi permetto di tirare la volata a nessuno… E poi Giovanni non ne ha bisogno, per lui parla la sua carriera: 21 anni da calciatore e quasi dieci da allenatore. Nell’una e nell’altra veste con la medesima tempra del lottatore, uno che non molla mia e soprattutto non tradisce mai.
In campo e nella vita.
Sì, sarebbe bello vederlo nella nostra panchina sin dal prossimo ritiro precampionato a Petralia Sottana, sarebbe un bel ritorno del NUOVO PALERMO nel calcio che conta e sono sicuro che la Curva Nord lo accoglierà con un’ovazione, sin dalla prima partita di campionato. E tutti i tifosi che, come chi scrive, da lì provengono e lì sono fatti le ossa, sanno bene quanto può infiamare il tifo della Nord, trascinarsi dietro tutto lo Stadio e trasformarlo in una bolgia…
E così gli undici rosanero, già di per sé plasmati a immagine e somiglianza del loro allenatore, entrano in campo e giocano come fossero dodici, tredici e pure di più…
Ma ho troppo rispetto per il quadrumvirato Mirri-Di Piazza-Sagramola-Castagnini anche solo per pensare di influenzare le loro scelte, specie la più ardua come il cambio dell’allenatore. Se cambio ci sarà, perché io, a differenza di molti altri, non avrei nulla di ridire se Pergolizzi (che il suo mestiere lo sa fare e lo ha dimostrato guidando un Palermo primo dall’inizio al termine del campionato ) venisse confermato sulla panchina rosanero.
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