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Morto il pianista Ezio Bosso, diceva: “La musica è necessaria come respirare, fornirla per far star bene è il compito di un musicista”

Molti lo hanno conosciuto al Festival di Sanremo 2016 quando Carlo Conti lo invitò come ospite d’onore. Eseguì “Following a Bird” composizione contenuta nell’album The 12th Room, che dopo quell’esibizione, applauditissima, finì subito in classifica.

Direttore d’orchestra, compositore e pianista torinese ci lascia oggi Ezio Bosso a soli 48 anni anni. Soffriva da tempo di una malattia neurodegenerativa ma questo non lo aveva mai fermato, la sua felicità e il suo sorriso erano contagiosi, così come il suo amore per la musica.

Egli infatti diceva: “Sul palco sono senza spartito, faccio tutto a memoria. Quando dirigo è come se avessi tutti i suoni scritti, primi e secondi violini, violoncelli, bassi, flauti, oboi, clarinetti, fagotti, corni, trombe, tromboni, percussioni, io li ho davanti, per me è un contatto visivo, dirigere con gli occhi, con i sorrisi, mando anche baci quando qualcuno ha fatto bene”.

Proprio alcuni giorni fa nell’ultima intervista rilasciata diceva: “La musica è necessaria, come respirare e fornirla a quante più persone possibili, per far star bene è il compito di un musicista

Non è tutto così facile però, la musica è stata anche una terapia dal dolore: “La musica ci cambia la vita e ci salva. Le persone che vengono ospiti da me, entrano da personaggi e escono da persone. La bacchetta mi aiuta a mascherare il dolore e non è una cosa da poco” spiegava dopo la serata evento di Che storia è la musica, andata in onda a giugno, incentrata sulla Quinta e la Settima Sinfonia di Beethoven, vista da oltre un milione di spettatori.

Ezio Bosso è stato un vero e proprio esempio oltre della lotta contro la malattia, anche di quella contro i pregiudizi. Non è stato facile essere accettato nel mondo della musica.

Perché guardavano la malattia: è evidente, non è che posso negarlo. Ho combattuto il pregiudizio. Fin da bambino ho lottato col fatto che un povero non può fare il direttore d’orchestra, perché il figlio di un operaio deve fare l’operaio, così è stato detto a mio padre”.

Non ha mai avuto paura della critica, dell’ironia o delle prese in giro, sempre con il sorriso stampato in faccia, credeva che il mondo potesse cambiare davvero, sempre attraverso l’arte e la musica.

L’arte e la bellezza sono contagiose: così cambieremo il mondo“.

Ecco il video con cui diceva a suoi fan di non poter più suonare: