Javier Pastore: genio, fenomeno, fuoriclasse, eleganza, imprevedibilità, fantasia, tecnica, AMORE. Tutto questo è “El Flaco”. Il talento (non me ne vogliate) più grande che abbia mai calcato il Barbera sponda rosanero.
Talento maledetto: ingabbiato nella sua genialità, incompreso, tanto al di sopra, da essere implasmabile. Bisognava apprezzarlo così per com’era e a Parigi non l’hanno fatto. Nessuno l’ha mai adulato come abbiamo fatto noi a Palermo.
Pastore oggi è sempre più vicino a dire addio al calcio che conta: l’argentino non rinnoverà con la Roma e lo attende un’avventura molto probabilmente negli Stati Uniti. E’ un colpo al cuore.
Una carriera potenzialmente devastante: sia chiaro, il Flaco ha giocato per anni nel Psg (una delle migliori squadre d’Europa). Pastore non è uno di quei calciatori che può essere valutato per i trofei vinti. Javier va onorato per la luce che emana, o meglio emanava, in campo. Quella luminosità che una volta andato via da Palermo, si è pian piano assopita.
I motivi sono tanti, in primis tattici: lui è un trequartista, un libero. Attenzione: libero non inteso come nella vecchia scuola. Libero di pensiero, dagli schemi, dalle gabbie, dalle imposizioni, dai compagni. Ha giocato un calcio inimmaginabile, che potevi solo apprezzare ma non comprendere fino in fondo.
A Parigi (dove spesso si è giocato col 4-3-3) è stato troppe volte messo da parte. Visto come un problema tattico piuttosto che una soluzione. Che errore, che truffa per il calcio. Ci hanno privato di uno dei 5 maggiori talenti argentini degli ultimi 20 anni.
Nonostante questo, nella nostra testa tutte le sue giocate sono indelebili. Ma c’è una giornata, in particolare, che non dimenticheremo mai. E’ il 14 novembre 2010 e si gioca Palermo – Catania: giornata splendida, luminosa. Niente poteva brillare più del sole, ma poi ha iniziato a giocare Pastore. Il resto è storia e non serve aggiungere altro, parla il video, parla il campo.
ECCO IL VIDEO:
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