Il penultimo l’ho appena realizzato, manca solo l’ufficialità, ma ormai è cosa fatta: il Palermo torna nel calcio che conta e io ringrazio il buon Dio di avermi consentito di farmici arrivare in buono stato di salute. Mentale e morale.
Adesso manca proprio l’ultimo sogno, realizzato il quale mi rimetto nelle mani del buon Dio: che decida pure di me come meglio Gli aggrada.
In settant’anni suonati di milizia come tifoso rosanero penso di aver fatto tutto il mio dovere, e pure qualcosa di più, come trascurare la famiglia facendola precedere dallo… Stadio.
Ecco la parola chiave: STADIO.
Senza lo STADIO, non c’è la partita; senza la partita non c’è il Palermo; senza il Palermo non c’è piena gioia di vivere.
Ebbene, pur amando il Palermo senza limiti e/o confini; insomma, in modo… spropositato e spesso insensato, io non rimpiango nulla di tutto ciò che mi sono lasciato sfuggire sotto il naso per aver sempre e solo pensato allo Stadio e mai al mio interesse personale, quello che avrebbe potuto farmi fare il cosiddetto salto di qualità e passare dai complimenti (generali, belli e pruriginosi, ma pur sempre solo complimenti, cioè parole, aria, magari bella e profumata ma pur sempre aria) ai fatti, ai riconoscimenti, ai titoli, alle cariche: in una parola al SUCCESSO.
Tanti prima di me, pur amandolo di meno, molto di meno, il Palermo – e taluni perfino non amandolo per niente – hanno assunto, via via negli anni, cariche e ruoli importanti, perché hanno saputo vender bene la loro mercanzia, facendola fruttare là dove conta, cioè nella sala dei bottoni. Io, invece ho solo e sempre perseguito una sola strada, un pensiero fisso, quasi un’ossessione, una magnifica ossessione: pensare e agire per il bene della mia squadra del cuore. Tutto il resto, i ruoli, le cariche, i riconoscimenti pubblici, le prebende private, non hanno mai contato nulla per me. Tant’è vero che posso affermare, senza tema di smentite, di non avere mai chiesto niente ai dirigenti della società, dal banale biglietto omaggio per amici e/o familiari, al privilegio di un’esclusiva per il mio giornale. Così da sentirmi ed essere libero di dire e scrivere comunque e sempre solo quello che penso, senza dovere mai ricorrere a percorsi abbreviati o a scorciatoie di favore.
E sono stato sempre bene così, povero e solo con la mia coscienza e il mio intemerato amor di libertà: il massimo per chi vive prima ascoltando le ragioni del cuore e poi, solo poi, quelle della ragione (Blaise Pascal, cit).
Ma ora che inesorabilmente mi avvio lungo il viale del tramonto, come dicevo, mi resta l’ULTIMO SOGNO: diventare un qualcosa in seno al NUOVO PALERMO… Non saprei dire cosa, mi vien da pensare a quello che fu Gigi Riva agli ultimi Mondiali vinti…
L’ho detto, è solo un sogno e, come tale, visto che è bellissimo, anzi soprattutto perché è bellissimo, so già che svanirà all’alba.
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