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Caro Pergolizzi, non esiste nessun “nemico invisibile”. Sei l’unico nemico di te stesso

Reggina Pergolizzi

Bisogna dare onore al merito. Pergolizzi ha condotto alla vittoria il Palermo in un campionato difficile non dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista agonistico e mentale.

Se il calcio fosse determinato unicamente dai valori tecnici sul campo, tantissime squadre nel corso degli anni non avrebbero vinto le competizioni a cui hanno partecipato. La forza tecnica di una squadra deve essere incanalata al meglio dal lavoro sapiente dell’allenatore, che deve saper gestire, valorizzare ed esaltare al massimo il valore della propria rosa.

Scacciamo dunque ogni dubbio: Pergolizzi ha svolto un ruolo importante nella vittoria del campionato da parte del Palermo. Chi prova a negarlo, nega la storia del calcio stessa. A dimostrazione di ciò si rendono necessari due esempi illustri: la Juventus di Ancelotti e il Napoli di Sarri.

Nel primo caso abbiamo a che fare con una squadra ricca di talenti, una rosa che in futuro avrebbe vinto tanto e divertito migliaia di tifosi in tutto il mondo, ma che con l’allenatore sbagliato non riusciva ad esaltare le proprie qualità né su campo nazionale né su quello internazionale. Nel secondo caso, invece, il Napoli di Sarri dimostra che una buona squadra dal punto di vista tecnico, con giocatori funzionali al progetto di un allenatore, riesce a superare i propri limiti tecnici e mentali portando sul campo prestazioni a livello nazionale probabilmente irripetibili con qualsiasi altro allenatore.

Detti i meriti di Pergolizzi, però, vanno sottolineati anche i demeriti. L’allenatore palermitano nelle dichiarazioni rilasciate quest’oggi al Corriere dello Sport ha parlato di un “nemico invisibile che voleva portare scompiglio”.

Questa affermazione ha lasciato interdetto molti tifosi rosanero. E’ quasi impossibile capire a chi si riferisse l’allenatore; l’unica cosa che si può provare ad ipotizzare è l’origine di tale “nemico invisibile”. Sia che fosse un’origine interna – il contesto palermitano – sia che fosse un’origine esterna – le punzecchiature col Savoia – ha ben poco senso cercare un “nemico” in questo momento, cercando quasi di addossare a questo presunte colpe sulla sua mancata riconferma.

L’unico nemico contro cui Pergolizzi ha dovuto lottare nel corso di questa stagione è stato se stesso. L’allenatore palermitano più volte si è mostrato sofferente o impacciato nelle dichiarazioni con la stampa, cadendo spesso in cadute poco eleganti che potrebbero aver ostacolato il suo cammino e il suo avvenire in rosanero. Oltre ciò, Pergolizzi si è reso nemico di se stesso ogni qualvolta si intestardiva nelle sue convinzioni tattiche, senza quel necessario eclettismo che caratterizza ogni grande allenatore, capace di adattare la propria squadra a disposizione in base al contesto che va ad affrontare.

L’allenatore ha mostrato fin troppa sicurezza nelle proprie scelte, al limite della testardaggine, rendendo la squadra ad un certo punto della stagione estremamente prevedibile agli occhi degli avversari. Fin troppo spesso, soprattutto in casa, alla squadra è mancata quella garra necessaria per affrontare match vitali, che avrebbero potuto far andare la stagione in maniera differente.

L’allenatore detta il bello e il cattivo tempo della propria squadra. Allo stesso modo Pergolizzi ha fatto col Palermo, dando alla squadra una compattezza difensiva invidiabile e una buona continuità di rendimento, ma rendendola fin troppe volte noiosa, prevedibile e scarsamente incisiva nelle partite casalinghe, spesso risolte con giocate individuali.

Nessun nemico invisibile per Pergolizzi. L’unico nemico che ha l’ex tecnico rosanero è se stesso: l’allenatore vincente è colui che non è mai totalmente soddisfatto di sé, pronto sempre a mettere in gioco le più solide convinzioni maturate nel corso della propria carriera.

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