Una carriera da bomber assoluto da area di rigore, da stakanovista per tutte le squadre in cui ha militato, macinando chilometri su chilometri correndo dalla sua area a quella avversaria. A Napoli con Mazzarri la consacrazione a livello mondiale già dalla prima stagione con una valanga di gol, eppure a Palermo qualcuno era contento della sua cessione perché non considerato un top player.
Forse l’età e l’esile forma fisica dei primi anni, forse la posizione da seconda punta che penalizzava le reali doti del matador ma a Palermo non abbiamo mai ammirato il vero Cavani, nonostante tante buone giocate.
Eppure chi si ricorda di quando el Matador veniva sostituito e anche gli applausi più convinti erano coperti dai fischi? La sostituzione era spesso la stessa: Cavani per Hernandez. Il primo sembrava il giocatore destinato al declino, mentre il più giovane uruguaiano la stella che avrebbe conquistato i palcoscenici più alti.
Qualcosa poi è cambiato, probabilmente ciò che rende un giocatore un campione, anche fuori dal campo: la mentalità. Cavani è sempre stato un ragazzo riservato e con sulle spalle valori sempre meno frequenti tra i giovani, mentre Abel Hernandez era un giovane forse più sfarzoso e dedito alla “bella vita”.
La differenza si è vista, quelle che sembravano le premesse di due carriere diverse si sono poi incrociate ed invertite.
Oggi Hernandez gioca all’ Al-Ahli dopo la non entusiasmante esperienza al Cska Mosca, mentre Cavani dopo esser diventato il primo marcatore della storia del PSG è diretto verso Milano sponda Inter pronto a tornare nel paese che lo ha consacrato al calcio mondiale.
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