Mi rendo conto che non è un momento particolarmente sereno per il tifoso palermitano, disorientato dalle dimissioni di Di Piazza e dalla sua volontà di cedere le quote. Capisco che in epoca di post fallimento, qualunque notizia di frattura o conflitto possa scatenare vecchi fantasmi non ancora assorbiti. Però bisogna saper circoscrivere gli argomenti e le ragioni di questi screzi.
Sul piano sostanziale nulla cambierà, i progetti saranno portati a termine come previsto e la squadra non ne risentirà sul piano tecnico.
Ed è al calcio che dunque voglio pensare, a quale sarà il futuro calcistico del Palermo. Da diverse settimane si vocifera di una possibile riforma del calcio che potrebbe trasformare la serie C in semi-professionistica o addirittura dilettantistica.
Sono consapevole che psicologicamente per il tifosi rosanero avere una squadra ancora in un campionato dilettantistico possa non far piacere. Ma ragioniamo concretamente. Una sola cosa è importante e cioè che al Palermo garantiscano la terza fascia, la terza serie. Insomma che dopo la B, che possono anche stravolgere in 36 gironi, dopo la cadetteria c’è il Palermo. La chiamino B2, C d’eccellenza, C1 o C2 l’importante è che sia terza fascia che cioè consenta alla nuova società di ambire, vincendo il campionato, di arrivare in B.
Altro argomento tutto sommato futile può essere il professionismo, il semi professionismo o il dilettantismo. L’importante è che sia terza fascia poi che si definisca semi-pro o dilettantistico, non ha alcuna importanza.
Anzi, vado controcorrente rispetto alle emozioni del tifoso che ambisce al professionismo. Penso in termini opportunistici, che se la futura serie C sia semi-pro o addirittura dilettantistica, possa essere un bene per la società, un vantaggio.
Dal punto di vista economico e fiscale si risparmierebbero tanti soldini che al contrario potrebbero essere investiti nell’organico. Meglio spendere un milione per un forte attaccante che versarli come contributi allo Stato. O no?
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