Da Sannino a Tacopina. Caos di nomi a Palermo

Che confusione con la polemica fra Di Piazza e i Mirri
L’ex Chievo e Raffaele accostati alla panchina. Joe: «Ora no, ma…»

Questo il titolo del Corriere dello Sport, oggi in edicola

Ora attorno al Palermo si scatena una ridda di voci, più o meno incontrollate, che chiamano in causa personaggi di ogni tipo, da Tacopina a Ferrero, tirando in ballo episodi lontani…
Inizia così l’articolo di Paolo Vannini che sottolinea il momento di grande confusione che si respira intorno alle vicende roanero, con una spirale di nomi che circolano sia come potenziali soci del club che per la panchina.

Sul versante societario la telenovela si arricchisce di alcuni nomi già accostati al Palermo in tempi non troppo lontani: Tacopina e Ferrero. Si è vociferato che alle spalle di Tony Di Piazza ci sia Tacopina come acquirente del 40% delle quote dell’imprenditore italo americano. I rumors sarebbero alimentati da un paio di incontri: il primo, con un avvocato di Tacopina a Roma, a cui partecipò lo stesso Mirri e dove si sarebbe discusso della possibilità di imprenditori americani di entrare in società; il secondo invece a New York fra Di Piazza e Tacopina, ma finì li perchè Mirri si disse contrario ad una cessione.
Altro nome saltato fuori è quello del presidente della Sampdoria Ferrero che non ha mai nascosto la sua intenzione di entrare nel Palermo, avendo partecipato quest’estate al bando. Ma solo voci

In realtà Di Piazza per ora non intende vendere la sua partecipazione nel Palermo. E dunque non c’è una trattativa già avviata in corso, scrive Vannini che puntualizza come i Mirri al momento vogliono proseguire nel loro progetto, ritengono che le risorse impiegate siano sufficienti per fare un campionato di vertice. Un campionato che dovrà iniziare con un nome nuovo sulla panchina e rispetto a cui iniza il vortice di nomi che comprendono anche l’ex Sannino, liberatosi dal club ungherese dell’Honved e quello del siciliano Giuseppe Raffaele, attualmente al Potenza rivelazione in Serie C, scrive Vannini in conclusione di articolo.
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