Devo ammetterlo, non lo sapevo neanche io. Di cosa sto parlando? Dello stadio Renzo Barbera. Il sottoscritto, come la quasi totalità dei palermitani, soprattutto quelli di fede rosanero, siamo sempre stati convinti che lo stadio fosse del Comune, e che solo l’amministrazione di palazzo delle Aquile fosse chiamata a prendere qualsivoglia decisione sul principale impianto sportivo cittadino.
Ed invece non è così e l’ho scoperto solo da pochi giorni. Lo stadio è sì di proprietà del comune, cui è demandata la manutenzione straordinaria mentre quella ordinaria è a carico di chi lo ha in gestione. E questo anche se quasi sempre i lavori considerati di straordinaria manutenzione sono stati eseguiti dalla società rosanero, con la proprietà di turno, che li ha poi defalcati dai costi del canone di affitto dell’impianto. L’area sulla quale però ricade il Renzo Barbera, essendo all’interno del Real Parco della Favorita, è di competenza della Regione che dal 1995 ha istituito la Riserva Naturale Orientata Regionale “Monte Pellegrino”, gestita dai Rangers d’Italia.
Tutto ciò adesso si innesta in una situazione più complessa e ben diversa, questo perché la società di Dario Mirri e Tony Di Piazza ha chiesto di aver concesso il diritto di superficie. Ma cosa è il diritto di superficie? Senza entrare troppo nel tecnico possiamo dire che è l’istituto che garantisce la possibilità all’amministrazione, nel nostro caso a quella regionale e comunale, di cedere a tempo determinato, verosimilmente 45 o 90 anni, la proprietà dello stadio alla società rosanero. Ma perché è importante per una società sfruttare questa opportunità concessa dalla legge? Tale opzione – che ovviamente ha un costo (a Udine 4,55 milioni, ad esempio) – permetterebbe alla società rosanero di andare oltre i vantaggi derivati dalla semplice concessione che attualmente la lega al comune di Palermo nella gestione dello stadio. Per capirci meglio nel momento in cui dovesse ottenere il diritto di superficie la società rosanero potrebbe programmare una serie di interventi, anche strutturali, sull’impianto che potrebbe così vivere 365 giorni all’anno. Ciò vorrebbe dire aver patrimonializzato la società con un asset che renderebbe la stessa oltre che ancor più credibile decisamente più appetibile per nuovi investitori. Insomma, per essere più chiari, con il diritto di superficie a proprio favore il futuro della società palermitana sarebbe decisamente più rosa che nero.
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