Il «Flaco» anche a Roma non ha convinto: «A Palermo ho dato il meglio, al Psg è mancata la mentalità per diventare il migliore al mondo»
«Quando a Parigi arrivò Ibrahimovic, lasciai che la stella diventasse lui».
Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola.
L’Huracan lo ha lanciato in Argentina, il Palermo lo ha messo in mostra in Italia, poi il passaggio al Paris Saint Germain prima del ritorno in Italia grazie alla Roma. Una carriera invidiabile quella del «Flaco», ma con qualche rimpianto, perché Pastore ha la consapevolezza di non aver espresso mai del tutto il proprio potenziale.
Questa l’apertura dell’articolo di Massimo Cesaretti che riporta l’intervista dell’ex rosanero a Tyc Sports, un canale sportivo argentino, di cui vi riportiamo qualche passaggio:
“Quando arrivai a Parigi ero reduce da un’ottima stagione al Palermo, in rosanero mi sentivo un leader in campo. Ma quando arrivarono altri giocatori come Ibrahimovic, che si prese molte responsabilità, lasciai che fosse lui la stella e non più io. Ho sempre avuto una mentalità vincente ma mi è mancata quella per pensare di diventare il migliore al mondo… Ibrahimovic è un personaggio ma dentro lo spogliatoio si comporta benissimo. È il miglior capitano che abbia mai avuto perché lotta fino alla morte per i suoi compagni al di là dell’arroganza che mostra davanti alle telecamere… Totti ha fatto cose incredibili, è difficile che qualcuno possa prendere il suo posto e non mi sarebbe piaciuto essere paragonato a lui perché non mi sento alla sua altezza..”
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