Blitz della polizia, individuato un altro anello della catena di comunicazione del boss ricercato dal 1993. “Uno dei fermati portava i pizzini”.
Questo il titolo dell’articolo di Salvo Palazzolo su Repubblica.
I pizzini di Matteo Messina Denaro arrivavano nelle campagne fra Mazara del Vallo e Salemi. La squadra mobile di Trapani ha individuato un altro anello della catena di comunicazione del superlatitante che sembra essere diventato imprendibile dal giugno 1993.
Inizia così l’articolo che sottolinea come questa notte sono state arrestate due persone e fatte 15 perquisizioni fra cui anche la casa della madre di Messina Denaro, a Castelvetrano.
arrestato l’ennesimo “postino” dei pizzini. È Giuseppe Calcagno, 46 anni, un fedelissimo dell’anziano capomafia di Mazara Vito Gondola, che era stato fermato cinque anni fa: proprio in quell’indagine erano emersi i nomi di Calcagno e di Marco Manzo, arrestato pure lui stanotte, scrive Palazzolo che riporta nel suo articolo alcuni passaggi di qualche dialogo fra i custodi della latitanza di Messina Denaro; dialoghi che sembrano scritti da Camilleri e che testimoniano la forza del superlatitante , emblema della mafia 2.0.
Messina Denaro imponeva regole precise per i biglietti: vanno distrutti subito dopo la lettura, e le risposte devono essere recapitate entro 15 giorni, si legge nell’articolo che riporta le ipotesi degli inquirenti sulla possibilità che i pizzini potessero viaggiare anche per l’Europa.
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