Ieri e oggi l’anniversario di una delle pagine più tristi della storia rosanero di tutti i tempi. Anzi forse la più triste perchè oltre al danno del fallimento si assisteva in quei giorni alla beffa più eclatante, alla truffa più lampante che solo qualche ingenuo dava per veritiera al di là delle evidenze. Ma l’impotenza era dettata dall’incredulità che si potesse arrivare a tanto, a mentire sapendo di mentire, a prendere per i fondelli in maniera così evidente da far venire il dubbio che le bugie potessero esser vere. E lì è stato’errore. Tutti ci siamo detti “non può essere che arrivano a tanto, a tutto c’è un limite”.
Invece non solo sono arrivati a tanto ma sono andati pure oltre, raschiando nel barile del fondo cassa e raccattando gli ultimi spiccioli disponibili. Poi come i topi, si sono dati alla fuga. Ma il tempo è galantuomo ed io aspetto speranzoso i tribunali.
Ed oggi, a distanza di un anno e con la “panella”che ancora non è stata digerita come una peperonata mangiata a mezzanotte, vi ripropongo qualche passaggio di un articolo scritto un anno fa che si chiedeva di chi fosse la regia di tutto quello. All’inizio in molti credevano che l’abile regia fosse di Zamparini. Può darsi, ma fino ad un certo punto, fino alla reggenza Foschi-De Angeli. Poi con la cessione ad Arkus, la situazione è sfuggita di mano anche all’ex patron. Ecco cosa scrivevo un anno fa e mi sembra che ancora può essere attuale:
Al termine della settimana più drammatica della trentennale storia rosanero, non siamo ancora riusciti a trovare una risposta alla domanda più semplice: perché?
Perché hanno comprato il Palermo? Perché hanno fatto tutte quelle dichiarazioni inutili? Perché non hanno mollato quando potevano? Perché hanno ingaggiato Marino? Perché continuare ad insistere di fronte all’evidenza più triste? A tutti questi perché non c’è risposta, tranne al primo. Perché hanno comprato il Palermo. Per fare bingo.
Col Palermo in serie A, tanti soldi che entrano, si risana tutto, si vendono tanti giocatori, si sistema tutto e poi si rivende. Bingo. Questo il piano A. (Il piano B è solo dei malpensanti, quelli che credono alle truffe organizzate)
Poi succede che non batti lo Spezia e tutto si complica, anzi crolla.
Perché è evidente che questa società non ha soldi. Nemmeno quei quattro spiccioli per pagare una fideiussione.
Si può urlare o minacciare quanto si vuole ma se si fosse tenuto fede ad una sola promessa fatta, la più importante, il Palermo sarebbe vivo. Invece è stato cannibalizzato, ucciso e sepolto.
si urla e si insiste a sostenere posizioni indifendibili perché l’attacco, da sempre, è la migliore difesa.
il resto è solo il proseguimento del teatrino. Fatto bene per carità, ma sempre teatrino.
E i tifosi si chiedono di chi è la regia di questa tragedia pirandelliana.
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Caro Carlo, già da tempo era nell’aria la situazione “prima si fallisce prima si riparte”. Perchè già da qualche anno si percepiva che il Palermo faceva finanza piuttosto che calcio, con giri di procuratori e giocatori che a tutto pensavano tranne ad ottenere i risultati. Continuare in quel modo sarebbe stato uno stillicidio e oltretutto una continua diminuzione di partecipanti e la testimonianza è stata dall’aver visto lo stadio più pieno in serie D piuttosto che in serie B lottando per la A. Alla gente quel modo di fare calcio non interessava più.
Oggi già abbiamo superato il purgatorio della D e siamo in C con una società praticamente pulita e senza debiti. Che può allettare tanti soggetti. E che può avere un solo obiettivo: la serie A, dove ci sono i soldi. Stare in sospeso fra B e C in maniera perdurante non interessa nessuno.