Non è trascorso nemmeno un anno dall’assegnazione del titolo sportivo del Palermo calcio alla Società Hera Hora e quello che sembrava essere un sodalizio perfetto tra Dario Mirri e Tony Di Piazza di fatto è un rapporto già incrinato che fa discutere e che purtroppo torna, dopo mesi di serenità, a spaccare e a dividere la tifoseria rosanero.
Lungi dal voler prendere le difese dell’uno e dell’altro socio per questioni meramente societarie, note nei dettagli solo ed esclusivamente ai protagonisti della querelle, ciò che fa davvero male è il continuo stillicidio di polemiche via social tra i Pro Mirri ed i Pro Di Piazza e le continue interviste sulla vicenda rilasciate anche da chi farebbe meglio a tacere, considerati i trascorsi poco lusinghieri legati alle tristi vicende dell’U.S. Città di Palermo.
Fanno sorridere, ad esempio, le dichiarazioni di chi dimentica di essere stato promotore di una fantomatica cordata di finanziatori arabi, che dopo l’interesse manifestato per il Palermo Calcio, aveva illuso i tifosi del Siracusa mostrando interesse all’avviso pubblico emesso dal sindaco Francesco Italia, per non riuscire poi a presentare nei tempi dovuti la documentazione necessaria e l’assegno da 300 mila euro intestato alla FIGC, per iscrivere la squadra aretusea al campionato di Serie D.
La memoria corta gioca brutti scherzi, ma Internet non permette a nessuno l’oblio. Basta davvero poco per mettere ordine tra i ricordi. Ma la domanda vera è una: “A chi giova questo clima di enorme incertezza in un momento nel quale bisognerebbe invece concentrare tutte le energie per preparare al meglio una stagione che già di suo è molto difficile?”
Se nel periodo pre fallimento dell’U.S. Città di Palermo il diktat dell’ex proprietario Maurizio Zamparini era “dividi et impera”, oggi, dopo pochi mesi dalla morte dolorosissima della vecchia società e la rinascita di una nuova che ridava speranza e dignità al popolo rosanero, perché la Palermo calcistica non riesce a trovare pace?
E’ assolutamente impensabile pensare di iniziare un campionato in queste condizioni. Lo scorso anno durante il ritiro della squadra a Petralia Sottana la gente era felice perché finalmente si tornava a parlare solo di calcio e si credeva che di certe questioni non se ne discutesse più.
Cosa è cambiato dunque in questi mesi? Perché dopo un campionato esaltante, sempre ai vertici della classifica, si ritorna a respirare un clima pesante e di incertezza? La stagione non è a rischio, è stato ribadito più volte da Mirri e dallo stesso Di Piazza, gli impegni presi verranno rispettati. Ma non c’è più quella tranquillità e quell’entusiasmo travolgente che aveva accompagnato la rinascita del Palermo. Nell’aria si percepisce una sorta di attesa che da un momento all’altro potrebbe cambiare le sorti del Club. Come se non bastasse anche la concessione dello stadio Renzo Barbera ha assunto in questi giorni la forma di un’assurda ed irrazionale pantomina che lascia davvero sbigottiti ed il tempo che trova.
I social amplificano tutto quanto e mettono in evidenza il male antico di questa città. Purtroppo molti palermitani non hanno senso di appartenenza, né amore per Palermo. Non c’è nessuna polemica in questa affermazione, è solo un dato di fatto che caratterizza una terra dominata da secoli da stranieri e dove mai nessun palermitano è riuscito ad essere profeta in Patria.
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C’è solo un errore in questo post…l’appartenenza per questa meravigliosa città c’è e come…pochissima per quelli che la vivono TANTISSIMA per quelli che sono andati via…ovviamente ci sono delle eccezioni sia da una parte che dall’altra (ogni riferimento a Di Piazza è puramente casuale)
Non vedo l’ora riprenda il calcio giocato. È l’unico modo per zittire queste polemiche societarie. Come hanno più volte ribadito sia Mirri che Di Piazza i soldi per gestire l’anno ci sono, bene, pensiamo alla squadra questo è quello che interessa a noi tifosi.
Ho letto in questi giorni che i problemi in società risalgono ad agosto, noi non ce ne eravamo accorti, continuino come l’anno scorso anziché rilasciare interviste o post sui social che dividono la tifoseria.