Vicenza e Palermo, due città lontanissime, quasi agli antipodi dell’Italia. Eppure legate da corsi e ricorsi storici che nel calcio a volte sembrano ricorrenti.
Palermo e Vicenza nel segno e nel cuore di Guidolin e Di Carlo.
Il primo fu allenatore ai tempi del Vicenza dei miracoli, quello che arrivò nelle Coppe Europee. Ma Guidolin è anche il Palermo dei miracoli, delle più belle pagine della storia rosanero.
Di Carlo è stato capitano dei rosanero, grande bandiera e grande uomo. E Di Carlo è l’allenatore della rinascita del Vicenza.
Due nomi che partono da Vicenza ma richiamano alla memoria anche Palermo. E Mimmo Di Carlo, con la modestia che gli è sempre appartenuta, dopo esperienze in serie A, non ha avuto dubbi nell’abbracciare il progetto Vicenza in serie C, vincendola.
Di Carlo è stato intervistato da Tmw Radio ed ha ripercorso alcune tappe della sua carriera, nel segno di Guidolin, di cui si augura poter ripetere le imprese. Ve ne riportiamo un breve passaggio:
“Il sogno è la Serie A, vorrei ripercorrere le orme di Guidolin… Quando giocavo qui raggiungemmo risultati storici, dalla C alla Coppe delle Coppe e alla Coppa Italia: tornare a Vicenza è stata una grande motivazione, ho fatto due passi indietro in Serie C ma sapendo che c’è una società seria, pronta a fare grande calcio… Ho sentito Guidolin, mi ha fatto i complimenti. Gli ho detto che mi piacerebbe ripercorrere il suo percorso: i tempi sono cambiati ma non metto limiti ai sogni. Ci sono squadre anche non strutturate che sono riuscite a fare il doppio salto: qui c’è la competenza per fare bene. L’anno prossimo puntiamo a consolidarci, sognando poi di fare qualcosa in più. Siccome avevo detto che avrei fatto una scalata in bicicletta sul Monte Grappa, mi ha detto che se volevo veniva con me. Gli ho detto che doveva proprio spingermi. Prima c’è da riprendere un po’ di condizione, almeno un paio di uscite… Sono arrivato che c’era un programma per arrivare in Serie A in 5 anni. Al secondo siamo arrivati in B, e ce ne rimangono altri tre. Immaginatevi la solidità dell’investimento fatto dalla famiglia Rosso, e se si accorciano i tempi è anche meglio… Non facevo la Serie C da oltre dieci anni, e l’ho trovata di valore. Ci sono squadre veramente organizzate e con buoni giocatori: anche quelle di medio-bassa classifica provavano a fare calcio”
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