In C, nel 1990 con lo stadio appena rifatto, il Palermo di Ferrara e Polizzi pagava… zero. E certo, dirà qualcuno, non avevano una lira. Eh si lira perché nel 90 c’era ancora il vecchio conio e fino al 95 non ne sborsarono neanche uno fatto salva una “sanatoria” successiva che vide il pagamento di 100 milioni delle vecchie lire per i cinque anni precedenti.
Dal ’95 al 2000 ci si accordò per una percentuale sugli incassi, probabilmente la soluzione più corretta, perché no, applicabile magari anche ai giorni nostri, del 2,5%.
Dal 2000 al 2003, nell’era Sensi, sappiamo dalle parole di oggi di Sergio D’Antoni al Giornale di Sicilia che la società avrebbe pagato una cifra equiparabile a quella odierna, anche se a dire il vero non abbiamo trovato traccia. Diciamo che immaginiamo che una serie di lavori di manutenzione ordinaria e soprattutto straordinaria siano stati portati a compensazione.
Con l’inizio dell’era Zamparini il Comune di Palermo diventò “ricco”. Grazie alla prima relazione di valutazione, a firma dello stesso architetto Michele Procida che si è occupato di quella datata dieci marzo 2020 e oggi oggetto di discussione, Palazzo delle Aquile ha incassato per due anni in totale 424.000 euro. Cifra salita di poco, a 215.000 euro annui, negli anni che vanno dal 2006 al 2008.
Nel 2009 il canone fu rivisto e portato a quei 315.000 che il Palermo di Zamparini ha pagato fino al fallimento del 2019.
Il resto è storia di questi giorni con una richiesta di 341.000 euro che, a maggior ragione dopo una attenta ricerca su quanto pagano società equiparabili al Palermo, sembra davvero assurda, ancor di più se rapportata alla categoria.
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Non è per nulla assurda come richiesta. Non è una tassa o un’imposta che va parametrata sui guadagni o sulla situazione economica del concessionario. E’ un canone di concessione che si basa esclusivamente sul valore del bene, cioè dello stadio, che in questo caso è certamente di gran lunga superiore a quello degli impianti utilizzati dalle società calcistiche equiparabili al Palermo. Se vuole il Comune può decidere di abbassare il prezzo per tanti motivi, ma è una decisione politica che comunque andrà giustificata. Infine 341.000 euro all’anno per avere a disposizione uno dei migliori stadi d’Italia per una società che ambisce a tornare ad alti livelli non dovrebbero sembrare molti.