L’Amministratore delegato Rinaldo Sagramola è tornato a parlare dopo un lungo digiuno mediatico. Si è soffermato, necessariamente, sulla questione tecnica, che per forza di cose viene prima di tutte le altre: senza il mister, non si potrà fare campagna acquisti; non si potrà prendere una decisione definitiva su alcuni elementi, vedasi Ambro e Sforzini, dei quali la società non appare convintissima; e soprattutto il Palermo non potrà stilare un piano obiettivi per almeno le prossime due stagioni. La faccenda si fa delicata e Sagramola, uomo di calcio da decenni, ne è perfettamente al corrente.
D’altronde il tempo non lo si può rallentare e nella seconda parte del mese, il Palermo sarà chiamato a sostenere un ritiro, quindi le prime sgambate quindi le prime amichevoli. Qualcuno dovrà correre e qualcun altro dovrà dirigere. La piazza inizia allora a surriscaldarsi, non troppo e sicuramente non tutti, sia chiaro, ma si leva qualche mugugno, e Sagramola, che ripetiamo è un uomo di calcio, deve intervenire per spegnere il fuoco. Non rilascia dichiarazioni che fanno grande rumore e non fa grandi proclami. Forse mette solo le mani avanti, provando allo stesso tempo a rassicurare. Chiarisce di stare cercando con la società un allenatore all’altezza del Palermo, una missione non semplice perché Palermo non sarà un banco di prova da ragazzi per il futuro mister: questi avrà in mano il destino di una tifoseria pretenziosa, che non vede per sua fortuna la C da vent’anni ed è abituata ad altri palcoscenici, ma si tratta pur sempre di una neopromossa, di un cantiere aperto a tutti gli effetti.
Su quanti atleti può contare il Palermo ad oggi? Saranno 7-8 ed entro l’inizio del ritiro si stenta a credere che sarà già avviata una rivoluzione della rosa: il fatto è che di ritiri in dieci-undici non ne ricordiamo tantissimi. E gettando lo sguardo oltre, davanti al Palermo, si stazionano società ambiziose e decisamente più pronte dei rosa: magagne societarie a parte, il Trapani è al momento in Serie C ma ha fatto 46 punti in B e la Juve Stabia si è sportivamente suicidata dopo avere disputato un ottimo campionato pre-lockdown; il Bari, invece, intenderà rafforzarsi ancora e la lista potrebbe proseguire.
Il fallimento dei biancorossi dimostra pure che al primo anno non basterà spendere e spandere per arrivare in Serie B, ma serviranno in primis pianificazione e scelte oculate; e la piazza dovrà avere pazienza, anche se ricorderà di chiamarsi Palermo. Un dato, uno solo, può legittimamente lasciare preoccupati: Sagramola ha dichiarato di avere contattato dieci allenatori diversi, che a pensarci sono numericamente più dei nostri giocatori in rosa. Diciamoci pure che nel mercato bisogna sondare piste diverse, che è il gioco delle parti e che seriamente la società ne avrà contattati 2-3, ma dieci resta un numero tondo e neanche troppo piccolo.
Forse un po’ di confusione, o meglio, un po’ di apprensione per una scelta da ultimare entro breve, si aggira dalle parti di Viale del Fante. Qualche settimana fa lo stesso Sagramola parlava di un tecnico già preso (forse Caserta o forse Boscaglia) e da come traspare alcune sicurezze sono venute meno. Adesso il Palermo dovrà premere sull’acceleratore: i campionati si sono conclusi (esclusi play-off e play-out di B), gli allenatori cercano nuovi contratti ed è materialmente impensabile che, paure e incertezze a parte, una piazza come Palermo in Serie C stenti a trovare una guida tecnica. Fremiamo, perché poi verrà il più bello: si potrà tornare a parlare di moduli, schemi, acquisti e finalmente di calcio.
A Palermo manca da marzo e appare, veramente, un’eternità.
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