Anche quest’estate, il calcio si è visto davanti un’altra telenovela, dopo quella del caso Icardi-Inter. È la separazione tra Lionel Messi, attaccante del Barcellona, e la società spagnola. Nulla di fatto, poiché la Pulce resterà in blaugrana. Lui non voleva, in nessun modo, arrivare a fare causa al club dov’è cresciuto e ottenuto record su record in tutta la sua carriera. In un’intervista a Goal Italia, spiega tutta la vicenda.
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Perché hai aspettato così tanto prima di rompere il silenzio?
“In primo luogo perchè dopo la sconfitta di Lisbona è stato molto difficile. Sapevamo che era un rivale molto duro, però non che potesse finire in quel mondo, dando quell’immagine così brutta per il club e per il barcelonismo. Stavo male, non avevo voglia di niente. Volevo solo che passasse il tempo per poi chiarire tutto”.
Perchè hai detto al Barcellona che saresti potuto andar via?
“Ho detto alla società, soprattutto al presidente, che volevo andare via. Gliel’ho detto durante tutto l’anno. Pensavo che fosse il momento di farsi da parte. Credevo che il club avesse bisogno di gente più giovane, di gente nuova, e pensavo che si stava per concludere la mia avventura al Barcellona con grande dispiacere, perchè ho sempre detto che avrei voluto chiudere qui la mia carriera. E’ stato un anno molto complicato, ho sofferto molto durante gli allenamenti, nelle partite, nello spogliatoio. Era diventato tutto molto difficile per me e è arrivato un momento in cui ho pensato di andare in cerca di nuovi obiettivi, di aria nuova. Non è stato a causa del risultato in Champions contro il Bayern, era da molto tempo che stavo pensando a questa decisione. L’ho detto al presidente e il presidente mi ha sempre detto che alla fine della stagione avrei potuto decidere se andarmene o se restare e alla fine non ha mantenuto la sua parola”.
Ti sei sentito solo?
“No, non mi sono sentito solo. Solo no. Al mio fianco ci sono stati quelli di sempre. Questo mi basta e mi rafforza. Però sì, mi ha fatto male sentire cose dette dalla gente, dai giornalisti, persone che hanno messo in dubbio il mio barcelonismo dicendo cose che non credo di meritarmi. Mi è servito anche per vedere chi è chi. Il mondo del calcio è molto difficile e ci sono tante persone molto false. Quello che mi è successo mi è servito per riconoscere tante persone false di cui avevo un’altra considerazione. Mi ha fatto male quando è stato messo in dubbio il mio amore per questo club. Che io vada o che io resti, il mio amore per il Barcellona non cambierà mai”.
Abbiamo sentito di tutto. Dal fattore denaro, agli amici di Messi. Che cosa ti ha fatto più male dopo 20 anni di carriera al Barcellona?
“Un pò di tutto, sia sugli amici di Messi, che sui soldi… mi hanno fatto male tante cose che hanno detto. Ho sempre anteposto il club davanti a qualsiasi cosa. Ho avuto la possibilità di andarmene dal Barcellona tante volte. I soldi? Tutti gli anni me ne sarei potuto andare e guadagnare più soldi che nel Barcellona. Ho sempre detto che questa era casa mia e che era ciò che sentivo e che sento. Meglio di qui è difficile. Sentivo che avevo bisogno di cambiare, di nuovi obiettivi, di cose nuove”.
Alla fine è molto difficile rinunciare a venti anni, a tutta una vita, alla famiglia che ho a Barcellona, alla città… E questo è quello che pesa di più nel momento di prendere una decisione. Perchè alla fine resti al Barcellona, no? Continui con il Barcellona…
“Sicuramente mi è costato molto decidere. Non c’entra il risultato del Bayern, dipende da tante cose. Ho sempre detto che volevo restare qui. Che volevo un progetto vincente e vincere titoli con il club per continuare a far crescere la leggenda del Barcellona a livello di trofei. E la verità è che da tempo che non c’è un progetto nè nulla, loro si destreggiano e coprono i buchi mentre le cose vanno. Come ho detto prima ho sempre pensato al benessere della mia famiglia e del club”.
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Che cosa è successo quando hai detto alla tua famiglia che avresti potuto lasciare il Barcellona?
“Quando ho comunicato la mia volontà a mia moglie e ai miei figli è stato un dramma. Tutta la famiglia è scoppiata a piangere, i miei bambini non volevano lasciare Barcellona, non volevano cambiare scuole. Ho guardato oltre e volevo competere ai massimo livelli, vincere titoli, competere in Champions League. Puoi vincere o perdere, perchè è molto difficile, ma devi competere. Almeno competere e non crollare come a Roma, Liverpool, Lisbona. E questo mi ha portato a pensare sulla decisione di andar via. Come detto, pensavo ed ero sicuro che fossi libero di andar via, il presidente ha sempre detto che alla fine della stagione potevo decidere se restare o meno. Adesso si aggrappano al fatto che non l’ho detto prima del 10 giugno, quando è chiaro che il 10 giugno eravamo in corsa per La Liga nel mezzo di questo tremendo coronavirus e che questa malattia ha alterato tutta la stagione. E questa è la ragione per la quale resterò al Barcellona. Adesso resterò perchè il presidente mi ha detto che l’unico modo di andar via è pagare la clausola di 700 milioni di euro, e questo è impossibile. C’era un alto modo ed era andare in tribunale. Ma non farei mai causa al Barcellona perchè è il club che amo, che mi ha dato tutto sin da quando sono arrivato, è il club della mia vita, ho passato la vita qui. Il Barça mi ha dato tutto e io ho dato tutto. So che non mi è mai passato per la testa portare il Barcellona in tribunale”.
E’ questo ciò che ti ha ferito di più, che ci sono persone che hanno pensato che tu potessi far male al Barcellona?
“Mi hanno fatto male tante cose pubblicate contro di me e soprattutto tante cose false pubblicate. O che io potessi fare causa al Barcellona per i miei interessi. Non avrei mai fatto una cosa del genere, lo ripeto, volevo andare via ed era mio diritto, perchè il contratto dice che avrei potuto svincolarmi. E non era ‘vado via e basta’. Stavo per andare via e mi sarebbe costato tanto. Volevo andare perchè ho pensato di voler vivere i miei ultimi anni di calcio felicemente. Ultimamente non ho trovato felicità all’interno del club”.
Questo è importante, essere felici. Tu sei un vincente nato, continuerai a guidare la squadra. Ma qualcosa cambierà al Barcellona giusto? Qualcosa deve cambiare a livello sportivo?
“Continuerò nel Barcellona e il mio comportamento non cambierà, non importa quanto volessi andare via. Darò il massimo. Voglio sempre vincere, sono competitivo, e non mi piace perdere. Voglio sempre il massimo per il club, per i compagni e per me stesso. Ho detto che non c’era stato il sostegno necessario per vincere la Champions League. Adesso non so cosa succederà. C’è un nuovo allenatore e nuove idee. E questo è un bene ma dobbiamo vedere come risponderà la squadra e se saremo in grado di competere ai massimi livello. Quello che posso dire è che resterò e che darò il massimo per il Barcellona”.
Quale è stata la prima cosa che hai pensato quando le persone dicevano che non ti importava del Barcellona?
“Mi ha fatto male che la mia dediione al Barcellona fosse messa in dubbio, sono grato a questo club. Amo Barcellona e non troverò un posto migliore di qui altrove. Ma ho ancora il diritto di decidere. Volevo andare in cerca di nuovi obiettivi e nuove sfide. E domani sarei potuto tornare, perchè qui a Barcellona ho tutto. Mio figlio, la mia famiglia è cresciuta qui. Non c’era niente di sbagliato nel voler andare via, ne avevo bisogno, ne aveva bisogno il club ed era un bene per tutti”.
Parliamo infine del famoso burofax. Perchè hai deciso di mandare quel burofax? Che cosa volevi dimostrare?
“Il burofax era per rendere la cosa ufficiale in qualche modo. Durante tutto l’anno ho detto al presidente che volevo andar via, che era il momento di andare in cerca di nuovi obiettivi e nuove esperienze nella mia carriera. Lui mi ha sempre detto: ‘Ne parleremo, non ora, etc’… Ma niente. Il presidente non mi ha mai dato la minima idea di cosa stesse dicendo. Inviare il burofax era per ufficializzare che volevo andare via e che ero libero e che non avrei utilizzato l’opzione per un altro anno. Non era per creare un polverone o per andare contro il club, era per rendere ufficiale la mia decisione. Se non avessi inviato il burofax era come se non fosse successo nulla, avevo l’opzione per un altro anno. Quello che hanno detto è che non l’ho comunicato prima del 10 giugno, ma ripeto eravamo nel mezzo delle competizioni e non era il momento. Ma a parte questo il presidente mi ha sempre detto ‘quando finisce la stagione decidi se restare o andare via’, non ha mai fissato una data. Ma non era per litigare con il club, perchè non volevo litigare con il club”.
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