Allenamenti duri, cura dei particolari e tanta grinta nelle partitelle. Il tecnico si rilassa solo a tennis tavolo.
“Amo le cose difficili, altrimenti significa che in due settimane in ritiro non abbiamo fatto nulla”.
“La palla dobbiamo averla sempre noi, e se la si perde serve recuperarla sennò siamo morti”.
Questo il titolo della Gazzetta dello Sport, oggi in edicola.
Una cosa è certa, non sarà un Palermo compassato. Quello che emerge dopo due settimane di ritiro firmato Roberto Boscaglia è che chi non corre può restare fuori.
Inizia così l’articolo di Fabrizio Vitale che sottolinea i metodi di allenamento del nuovo tecnico rosanero e la sua grinta sia durante le sedute tattiche che in quelle dedicate alla parte atletica.
Tutto di corsa: il credo di Boscaglia è che bisogna correre sempre ed attaccare. E ad ogni fine seduta i giocatori escono stremati dal campo.
Un lavoro intenso anche per compensare la mancanza di amichevoli in questo precampionato ai tempi del Covid. E non risparmi nessuno, dai più giovani ai senatori, tutti devono stare sul pezzo, anche nelle partitelle perchè “qui non si gioca al Fatebenefratelli, quindi, chi perde paga le cena”. E guai se un qualcuno rimprovera un compagno: le urla si sentono fin sulla Statale.
Ma c’è anche la parte umana di Boscaglia, quella che a fine seduta parla col singolo giocatore, che sfida Santana a chi colpisce più volta la traversa da una distanza di 20 metri o un magazziniere a chi fa avvicinare maggiormente la palla ad una delle aste usate per le esercitazioni. O il Boscaglia che nel dopo cena si rilassa giocando a tennis tavolo e in coppia con il suo vice Filippi, sfida Pelagotti e Peretti.
Cura tutto Boscaglia, non tralascia nulla… L’importante è che si corra, sempre, scrive Vitale in conclusione di articolo.
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