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Antonio Filippini: “Il concerto dopo Palermo-Bari emozione incredibile”

Antonio Filippini non dimentica Palermo. Nel corso di un’intervista riportata da IlPosticipo, l’ex calciatore rosanero ricorda alcuni aneddoti della sua carriera, tra cui il memorabile concerto allo stadio “Renzo Barbera”.

RIVALI E FRATELLI

“Quando io ed Emanuele giocavamo insieme ci bastava un’occhiata per capirci. Quando siamo andati via insieme dal Brescia e siamo passati al Palermo non eravamo soli: al proprio fianco c’era un fratello con cui dividere al cinquanta per cento le tensioni che c’erano lontano da casa. C’è stata grande emozione prima di quel Parma-Brescia: era la prima volta da rivali e le prime volte di qualsiasi cosa, nel calcio e nella vita, sono sempre emozionanti. Quando l’arbitro ha fischiato l’inizio, abbiamo cominciato a giocare come sapevamo, ci sono stati anche contrasti duri tra noi: era il nostro modo di giocare ed era giusto così, in quei 90 minuti siamo diventati avversari e volevamo prevalere uno sull’altro”.

IL CONCERTO

“Dopo Palermo-Bari, alla penultima giornata di campionato: c’era la festa, a fine gara abbiamo suonato davanti a 40mila spettatori insieme ad Andrea Gasbarroni che cantava qualche canzone di Vasco Rossi. È stata un’emozione persino più forte di quando abbiamo giocato a calcio davanti a così tante persone: erano tutti lì e cantavano le canzoni di Ligabue e di Vasco. Ci piace il rock internazionale, il nostro idolo è Bruce Springsteen: abbiamo assistito a più di settanta concerti. Tra i nostri gruppi preferiti ci sono Led Zeppelin, Deep Purple, U2, Rolling Stones. Suoniamo qualche volta: ci chiamano soprattutto per eventi di beneficenza, raccogliamo fondi per chi è meno fortunato di noi”.

DOPO PALERMO

“Alla Lazio eravamo arrivati in prestito dal Palermo. Io avevo giocato 44 partite su 46, mio fratello altrettante perciò Lotito ci voleva confermare, purtroppo non è andata così: non so che cosa sia successo, è cambiato anche l’allenatore, è arrivato Delio Rossi, e non siamo riusciti a tornare alla Lazio. Saremmo rimasti volentieri perché ci trovavamo bene con la società e coi tifosi. Ricordo che la Roma di Zeman si era interessata a noi, ma non ci siamo andati perché hanno scelti altri uomini. Noi eravamo i tipici giocatori alla Zeman”.

 

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