Partiamo da un presupposto: i soggetti positivi all’interno del gruppo squadra restino quelli di ieri. Altrimenti, se dovessero crescere, salta tutto.
Tre giorni alla partita in quel di Catanzaro, solo tre pochissimi giorni.
Una trasferta che in teoria, stante le vigenti leggi del calcio, il Palermo potrebbe effettuare. Perché ha 13 giocatori incluso il portiere in grado di giocare e dunque non ci sono i presupposti per rinviare d’ufficio la partita. Il Palermo potrebbe chiedere il rinvio ma sprecherebbe l’unico jolly a sua disposizione per l’intera stagione. Tutto questo in teoria. Ma la pratica è ben altra cosa e dobbiamo ripartire dalla nota dell’Asp di Palermo per capire verso quale direzione si potrebbe andare.
Il documento del Dipartimento di Prevenzione parla di “cluster” di infetti, con una precisa connotazione spazio-temporale,ordinando l’isolamento per i giocatori della squadra.
Dunque si ventila l’ipotesi di un focolaio diffuso e si suggerisce di restare isolati.
Se l’Asp dice che tutti i contatti stretti dei giocatori risultati positivi devono porsi immediatamente in isolamento, non è pensabile che un isolamento termini in 5 giorni.
Come sappiamo le norme sanitarie impongono 10 giorni di quarantena per i soggetti che hanno avuto contatti stretti con soggetti positivi:
“I contatti stretti di casi con infezione confermati e identificati dalle autorità sanitarie, devono osservare un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso; oppure un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno“.
Considerando che l’ultima esposizione con casi positivi è avvenuta martedì, appare ovvio che dopo soli 5 giorni di quarantena non si possa avere il via libera per tornare alla vita di tutti i giorni, calcio incluso. Parliamo di cluster, badate bene, non di 1 o 2 soggetti.
Se tutto dovesse andar bene forse potrebbe diventare possibile disputare la gara di giovedì contro il Potenza.
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