Non era una partita normale, si sapeva. Non poteva esserlo, per tutto quello che era successo dal 20 ottobre, da quando cioè il covid è entrato nello spogliatoio rosanero creando imbarazzo, preoccupazione e decimando l’organico.
Non poteva essere una trasferta come le altre se sul pullman erano saliti in 17 di cui 6 appena usciti dall’infezione e con quelli mandati in campo che avevano trascorso un periodo di isolamento fra paura del contagio ed allenamenti blindati.
Non era una gara normale perchè l’avversario partiva notevolmente avvantaggiato con la squadra al completo, estranea al virus e con allenamenti regolari sulle gambe. Non era una gara normale se eri costretto a schierare uno che non lo ha mai fatto come difensore centrale.
Insomma la sensazione era che tutto quello che portavi a casa era oro colato. E già prima della gara sapevi che ogni analisi sulla partita non poteva non tenere conto di questi aspetti: chi voleva ignorali faceva nascere il sospetto di essere in malafede o con enormi pregiudizi, che sono appunti giudizi a priori senza tener conto dei dati di realtà.
Ma la partita è andata ben oltre qualsiasi immaginazione, perchè a tutte queste difficoltà se n’è aggiunta un’altra pesante: l’arbitro.
Già in occasione del fallo (ingenuo) di Broh era nato il sospetto che il sig. Perenzoni di Rovereto non fosse in forma smagliante.
Ma nell’episodio del rigore si è superato facendo nascere un dubbio atroce: malafede o arbitro davvero scadente? Difficile stabilirlo anche se in occasione del pareggio dei rosanero, aver valutato quello su Rauti un fallo passibile di punizione, fa pendere la bilancia verso la inadeguatezza di questa giacchetta nera rispetto alla professione che si ostina a voler intraprendere.
Insomma Perenzoni trasforma un bellissimo intervento difensivo di Crivello, una spalla contro spalla di pregevole fattura, in un rigore con espulsione. Roba da abbandonare il campo e salire direttamente sul pullman per cominciare a fare strada e rientrare a casa prima possibile.
Insomma lasciarlo li col suo fischietto balbettante ed insicuro e scatenare polemiche a valanga.
Invece il Palermo riesce a resistere, trova il pareggio meritato e supera pure questo scoglio che stava decisamente indirizzando la partita: l’arbitro.
Il punto di Catanzaro va preso soltanto con grande entusiasmo, senza analisi sottili di quella parte di gara da analizzare e cioè il primo tempo.
Un primo tempo che aveva visto il solito Palermo, generoso ma sterile che come a Bisceglie, dopo aver condotto la gara per larga parte, rischiava di soccombere su qualche ripartenza. Un Palermo che riusciva a tenere il pari che poteva andare bene per tutto quello che abbiamo detto prima.
Il pareggio deve, ribadiamo deve, dare una scossa, un’iniezione di fiducia e di rabbia a questo gruppo ultimamente abbandonato dalla dea bendata che anche oggi, in occasione della svista arbitrale, sembrava essersi girata dall’altra parte.
Un punto da cui ripartire con entusiasmo e grinta perchè adesso cominciano le partite senza covid e da vincere, per risalire la classifica e portarsi in zona play-off. Perchè con l’aria che tira può succedere di tutto e sarebbe una beffa non essere dalla parte sinistra della classifica.
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