E nell’inchiesta sul Palermo Calcio spunta anche «Diabolik». Rendendo ancora più torbido il contesto nel quale si muovevano i Tuttolomondo e gettando ombre pure sulla provenienza dei soldi (pochi) che avevano a disposizione.
Questa l’apertura dell’articolo di Leopoldo Gargano sul Giornale di Sicilia, oggi in edicola.
Belle amicizie. Si potrebbe dire così anche sui rapporti tenuti dai Tuttolomondo. L’articolo ricostruisce la storia di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, ed il legame della malavita romana con i fratelli Tuttolomondo, almeno per quanto riguarda la vicenda del Palermo Calcio.
Diabolik (Piscitelli) è un ultras della Lazio ritenuto al centro di un grosso traffico di droga e che venne ucciso nell’agosto del 2019.
Tre mesi dopo, nel corso dell’operazione “Grande Raccordo Criminale”, viene arrestato Adamo Castelli, ritenuto vicino alla banda di narcotrafficanti capeggiata da Diabolik.
Adesso si scopre che Castelli aveva rapporti con i Tuttolomondo e che alcune telefonate sono state registrate dagli inquirenti.
Una di queste riguarda praticamente gli unici soldi che i Tuttolomondo avrebbero sborsato nella vicenda del Palermo e cioè i 45 mila euro che erano stati anticipati per la fideiussione necessaria all’iscrizione per il campionato, scrive Gargano.
Come sappiamo la fidejussione era un imbroglio perché i soldi al broker bulgaro non furono mai versati ma quei 45 mila euro non torneranno più indietro.
Nell’intercettazione si scopre che Castelli e Tuttolomondo parlano di questo: “Adesso ci ridanno i soldi nostri“.
Il Gip, convinto della dubbia paternità di quei soldi, scrive nell’ordinanza: “Siccome Castelli è stato di recente arrestato nell’indagine della Dda di Roma, sorgono ulteriori dubbi sulla liceità della provenienza dei soldi investiti nella Us Città di Palermo”.
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