Palermo-Catania è ufficialmente diventato “il derby dei tamponi”. Prima di spiegare come sia diventato tale, però, bisogna fare qualche passo indietro fino al 21 ottobre scorso, giorno in cui si sarebbe dovuto giocare Palermo-Turris.
In quella giornata la società di Viale del Fante, tra lo stupore di tifosi e addetti ai lavori, trovò all’interno del gruppo squadra, tra calciatori e staff tecnico, 10 positivi al Covid-19. Una situazione oggettivamente difficile che obbligò l’Asp a pronunciarsi in maniera perentoria contro lo svolgersi della gara, con la Lega Pro che accolse l’invito dell’autorità sanitaria locale rinviando la partita a data da destinarsi.
In quel caso avevamo sottolineato le tante ombre che hanno caratterizzato quella giornata. Era infatti difficile da immaginare che nessuno dei dieci elementi positivi al virus non fosse risultato positivo nei test eseguiti appena tre giorni prima in occasione della gara contro il Bisceglie; in quel caso avevamo individuato la causa di tale falla o in una crudele coincidenza legata ai tempi di incubazione del virus, oppure in una totale inadeguatezza dei protocolli stabiliti dalla Lega per l’individuazione e l’isolamento immediato dei tesserati positivi.
Anche in questo caso, a poche ore da Palermo-Catania, ci tocca tornare a parlare o di una crudele coincidenza o di una totale inadeguatezza dei protocolli della Lega: è infatti difficile da realizzare che i calciatori oggi nuovamente positivi (come sottolineato nel comunicato ufficiale del Palermo, che lascia intendere dunque che i giocatori in questione siano stati positivi, per poi essere negativi e tornare positivi solo tra ieri e oggi) siano tornati in massa positivi al tampone, quando il test effettuato fino a pochi giorni fa, prima della gara contro il Catanzaro, li dava per negativi. Può capitare un caso di ripositivizzazione, due, tre: ma non sette e tutti nello stesso momento.
A questo punto sarebbe interessante capire che tipo di test ha utilizzato il Palermo (antigenico? Molecolare? Test sierologico?), e da qui relazionare il metodo di diagnosi usato all’attendibilità del risultato, in modo da non ripetere lo stesso tipo di test in futuro e prevenire al meglio il diffondersi del contagio.
Perché adesso, oltre ad avere dei tamponi che possono potenzialmente dare dei risultati falsati, rischia di essere altrettanto falsato il prosieguo del campionato rosanero. Ci chiediamo, dunque, dove sia posizionato il sottile confine tra il classico motto “The show must go on” e la ragionevolezza nel mandare avanti un campionato che non permette ad ogni partecipante di esprimere pienamente il proprio potenziale.
Ed è così che Palermo-Catania è diventato il derby dei tamponi: una partita in cui non conta più gioca e chi no, in cui non importa se sono stati esauriti i biglietti disponibili per la gara o il modulo schierato dagli allenatori. Ciò che conta maggiormente in questo derby, paradossalmente, è l’esito dei tamponi.
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