Ci abbiamo fatto l’abitudine, ecco perché tendiamo a dimenticare che proteggono gli altri, più che noi stessi. Le mascherine chirurgiche fanno entrare l’80 per cento di particelle virali leggere. Ecco perché tutti devono indossarle.
Le mascherine sono divenute obbligatorie da mesi e, anche se l’obbligo di indossarle (dove e quando) è soggetto a variabili che dipendono dall’andamento dell’epidemia, ci abbiamo fatto l’abitudine. Proprio per questo tendiamo a dimenticare che la maggior parte dei modelli che vediamo in giro e utilizziamo proteggono gli altri e meno noi stessi. Ecco perché, per frenare i contagi, è necessario che tutti le indossino (e in modo corretto).
Questa l’apertura dell’articolo di Silvia Turin sull’edizione online del Corriere della Sera.
Attraverso una tabella aggiornata dal Comitato tecnico scientifico, viene fatta una analisi di quanto proteggono le mascherine sia in entrata che in uscita. Quanto proteggono cioè chi ci sta di fronte oppure noi stessi. Vediamola
Esistono tre macro-categorie di mascherine:
-dispositivi di protezione individuale (DPI),
-dispositivi medici (DM)
-mascherine «di comunità» (quelle di stoffa).
I DPI comprendono le mascherine con le sigle FFP (dove FF sta per Semimaschera Filtrante) riservate ai medici. I DM comprendono le mascherine chirurgiche riservate a malati (o medici). Le mascherine di comunità comprendono quelle usa e getta o lavabili e possono essere comprate o fatte in casa con diversi materiali: possiamo definirle un «presidio igienico».
Mascherine chirurgiche (DM)- Sono usate dai medici per proteggere i pazienti quando sono sul tavolo chirurgico e vanno bene per i malati, perché limitano la diffusione nell’ambiente di particelle potenzialmente infettanti bloccando almeno il 95% dei virus in uscita. Sono usate nella maggior parte degli ambienti scolastici e di lavoro, ma non proteggono chi le porta dall’inalazione di particelle aeree di piccole dimensioni («aerosol»): il potere fornito verso chi le indossa soprattutto nei confronti di «droplets» (goccioline pesanti) è del 20%.
Mascherine FFP2 e FFP3 – In ordine di potere filtrante abbiamo prima, per efficenza, le mascherine indicate ai medici o a persone a stretto contatto con malati Covid-19: FFP2 e FFP3. Le FFP2 e FFP3 hanno una efficienza filtrante del 92% e 98% rispettivamente. In entrata, queste mascherine filtrano anche le particelle più piccole di virus (chiamate «aerosol») che spesso si producono in quantità durante alcune procedure mediche effettuate in ospedale su pazienti con insufficienza respiratoria.
Un’alternativa alla mascherina chirurgica sono le FFP1, che hanno un’efficacia filtrante del 72% in entrata e uscita. Esistono infine anche maschere in elastomeri o tecnopolimeri dotate di filtro sostituibile P2 o P3 . L’efficienza filtrante di questi dispositivi è analoga a quelli delle FFP2 e FFP3, con il vantaggio di una migliore tenuta sul viso ma con un maggiore disagio dovuto all’incremento del peso.
Mascherine di comunità
Arriviamo alle mascherine di comunità, quelle di stoffa. Il loro potere filtrante è condizionato dal tipo di stoffa e dal numero di strati, ma indicativamente possiamo considerare che siano meno efficaci di una mascherina chirurgica sia in entrata, ma soprattutto in uscita (quindi non vanno bene per i malati).
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