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Questo gioco al massacro non serve a nulla

La Turris ha vinto contro il Palermo. Partiamo da questo fatto per discutere su una serie di comportamenti che a partire dal triplice fischio arbitrale si sono innescati sui social, e non solo.

Una volta terminata la partita contro i campani, tra i tifosi è scattato il desiderio di individuare un colpevole per la debacle di ieri pomeriggio. C’è chi trova maggiori responsabilità in Martin e nel pallone perso in maniera ingenua, c’è chi colpevolizza Rauti per l’occasione divorata nel primo tempo, poi chi taccia Lucca come un bidone senza precedenti, e ancora chi se la prende con l’arbitro per il rigore non assegnato su Saraniti.

Da quando i Torresi hanno sbancato il “Renzo Barbera” se ne sono lette di cotte e di crude contro i protagonisti scesi ieri in campo. Come già accennato prima, uno dei principali “colpevoli” a detta dei tifosi sarebbe Lorenzo Lucca, reo di non aver messo sufficiente cattiveria in un paio di potenziali palle-gol della ripresa. Il ragazzo è preso di mira in un gioco al massacro che non serve letteralmente a nulla. È utile ricordare che Lucca è al primo anno tra i professionisti, ha appena vent’anni e l’anno scorso in Serie D è sceso in campo per appena 61′ di gioco. Ha avuto poco senso esaltarlo quest’estate come salvatore della patria, portando avanti paragoni a dir poco scomodi con altri centravanti della storia rosanero, e ha ancor meno senso distruggerlo adesso in questa maniera dopo qualche scampolo di partita alla prima vera esperienza tra i grandi.

Lo stesso discorso è fattibile per Nicola Rauti. Il giocatore di proprietà del Torino ha mostrato nel corso delle partite grandi doti tecniche e fisiche, ma è impensabile immaginare che un ragazzo della sua età, anche lui di fatto alla prima vera esperienza tra i professionisti, possa essere sempre al 100%, sempre costante nelle prestazioni tanto da fungere come punto di riferimento infallibile di una squadra che punta alla promozione.

Con questa stessa logica va impostato un discorso analogo per ciò che riguarda Andrea Silipo. I tifosi invocano la sua titolarità, dal momento che vedono in lui il giocatore adatto, col suo estro e la sua qualità, a tirare fuori il Palermo dai momenti di difficoltà. Attenzione, però: Silipo ha appena 19 anni, anche lui al primo anno tra i professionisti, anche lui con appena 217′ tra i dilettanti, quasi mai da titolare oltretutto. È opportuno sottolineare questo aspetto perché non appena il ragazzo cresciuto nel vivaio della Roma giocherà titolare, dobbiamo aspettarci anche da lui degli errori banali, legittimi e direi quasi doverosi per un calciatore sì molto talentuoso e di sicuro avvenire, ma giovane e acerbo.

Non ci si può aspettare da questi giovani più di quanto loro possano calcisticamente dare alla loro età. Il reale problema della formazione rosanero sta tutto in un dato facilmente intuibile da tutti: il centrocampo titolare di ieri del Palermo, formato da Odjer e Broh, aveva in soli due elementi molte più presenze in Serie B rispetto all’intero comparto offensivo formato da quattro uomini (150 a centrocampo contro le 31 del reparto d’attacco). Tolto Mario Santana, che ha sì una grande esperienza ma è a fine carriera e continuamente tormentato da problemi fisici, l’attacco è palesemente privo di calciatori dotati di una grande esperienza in categoria superiori capaci di imprimere alla squadra quel qualcosa in più che serve in partite molto difficili come quella di ieri, e come molte altre che verranno da qui in avanti.

Il problema del Palermo non è Lorenzo Lucca, Nicola Rauti, l’arbitro che non assegna il rigore o Martin che perde palla senza far fallo. Ciò che ha limitato fino a questo momento il campionato del Palermo è stato un mercato gestito con due pesi e due misure: grandi calciatori per valore ed esperienza tra difesa e centrocampo, e buoni calciatori di Serie C insieme a belle promesse in attacco. Una scelta particolare che finora non sta pagando, e che rischia soltanto di far bruciare quei giovani che, invece, erano da inserire senza pressioni e troppe responsabilità.

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