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Palermo, è finito il tempo delle mele: l’autocritica ora è doverosa

Palermo boscaglia

Prima di entrare nel vivo del discorso, è doveroso fare una premessa che farà da caposaldo per l’intera argomentazione: è impossibile rintracciare un unico colpevole per il brutto inizio stagionale del Palermo.

Trovare un capro espiatorio in casi come questi sarebbe non facile, bensì facilissimo. Si potrebbe facilmente puntare il dito contro Pelagotti, che ha mostrato qualche insicurezza tra i pali e non solo; oppure contro l’ennesima prestazione opaca da parte di Floriano; o ancora contro le scelte tattiche portate avanti da Boscaglia; per finire con le decisioni di mercato seguite dal duo Sagramola-Castagnini.

Potremmo decidere di puntare il dito verso uno o più di questi soggetti, ma non è questo ciò che serve in questo momento. La critica nei confronti della società e dell’operato tecnico di allenatore e squadra è già stato portato avanti da qualche settimana a questa parte, ogni qualvolta giustamente si è evidenziato la mancanza di amichevoli, gli acquisti tardivi, le scelte sul mercato, e non solo. Dopo la bruttissima sconfitta di Foggia, serve altro.

Adesso è finito il tempo delle mele: il periodo di valutazione e conoscenza della squadra, durante il quale si tende ad accampare maggiori attenuanti alle prestazioni negative, cercando di non drammatizzare ogni sconfitta per sfruttare al meglio tutte le energie positive derivanti dalle vittorie, ora può dirsi definitivamente concluso. È finito perché il campionato è iniziato da più di due mesi, siamo alla 13° giornata e, malgrado ci sia ancora molto da giocare, la situazione inizia ad essere irrimediabilmente compromessa.

Ora è arrivato il tempo di una doverosa autocritica: non un mea culpa, perché non è intento di nessuno cercare colpevoli, bensì una semplice presa di responsabilità su quanto fatto nell’ultimo periodo con l’unico scopo di migliorare in vista dei mesi che restano da giocare. Già, perché adesso restano “appena” cinque mesi per terminare la stagione regolare, che ha fissato il proprio capolinea a fine aprile: in quel momento il Palermo conoscerà la propria definitiva posizione in campionato. Lì si tireranno le somme, e una piazza intera presenterà il conto di una stagione che fino a questo momento sta conoscendo più bassi che alti.

Il presidente rosanero Dario Mirri, nel corso della conferenza di presentazione del progetto centro sportivo, ha già gettato le basi di una sana autocritica che ora, però, deve coinvolgere tutte le parti in causa: allenatore, giocatori, direttore sportivo e amministratore delegato. Tutti devono chiedersi se era possibile fare qualcosa in più, invece di trovare flebili giustificazioni come il campo pesante, la mancanza della “settimana tipo”, o ancor peggio cercare di ripararsi dietro a situazioni che sono già capitate o potrebbero accadere anche ad altre squadre.

Dal momento che questa non vuole essere una critica, bensì un invito all’autocritica, non tocca a noi dare delle risposte in questo momento; ciò che possiamo fare, però, è porgere dei punti di domanda che dovrebbero trovare risposte fattuali all’interno del club rosanero.

Ci si chiede, per esempio, quanto questa squadra sia funzionale alle necessità tattiche dell’allenatore. Penso che nessuno sia contrario se affermiamo che questa rosa nei singoli non è assolutamente da 11° posto, dunque finora qualcosa non ha funzionato sotto l’aspetto tattico, fisico e mentale. Su questa falsariga ci si dovrebbe interrogare sulla funzionalità tattica di uomini come Crivello, Accardi, Broh, Martin e Floriano, che sebbene siano buoni elementi per la categoria fino a questo momento sono sembrati anche quelli maggiormente in affanno nelle richieste tattiche dell’allenatore. Allo stesso modo è necessario porre qualche punto di domanda sulla collocazione tattica di Luperini, vero e proprio fiore all’occhiello del calciomercato rosanero ma che fino a questo momento solo a tratti ha mostrato le sue buone doti di inserimento e finalizzazione. Ci si chiede, infine, se sia ancora vero il dogma dettato da Mirri secondo cui non sempre chi spende tanto ha la vittoria assicurata. Un antico proverbio siciliano recita quanto spendi, mangi”.

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