Basterebbe osservare la mascherina utilizzata il giorno della proclamazione, per capire che il tifo, il calcio, sono sentimenti autentici: e come tutte le emozioni, devono essere rispettate. Un traguardo importante nella vita di ogni studente. Forse il più importante: la conclusione di un percorso che apre le porte al mondo e alle difficoltà che comporta lo ‘sport della vita’. Pierluigi Riccobono, 22 enne neo laureato in ‘Economia e Commercio’ alla Lumsa, ha scelto di realizzare la propria tesi sulla sua passione più grande: il Palermo. Una scelta dettata in primis dalla passione, ma anche dall’obiettivo di voler far chiarezza su tutte le dinamiche che hanno portato al triste epilogo della U.S Città di Palermo. Perché si sa: spesso approfondire e conoscere le ragioni di un fallimento, può renderlo più ‘digeribile’.
”Sin da piccolo mio papà mi portava a vedere il Palermo e mi ha trasmesso la passione per la squadra. La scelta di effettuare questo tipo di studio – ci racconta Pierluigi – è stata dettata proprio da questa passione ma allo stesso tempo ho voluto fare chiarezza su tutte le dinamiche che hanno comportato questa triste fine per una società così gloriosa”
La tesi realizzata dal giovane palermitano è strutturata in quattro capitoli: dalla storia del Palermo calcio con le sue più illustri figure (tra le quali, nolente o volente, deve esserci spazio per Maurizio Zamparini), alla rinascita del Palermo, attraverso un excursus sul fallimento della US Città di Palermo e delle società sportive calcistiche: (Le società sportive professionistiche; Il CONI, la FIGC, e la Co.Vi.So.C; Fallimento delle società calcistiche professionistiche; titolo sportivo; Il concordato preventivo per le società calcistiche; fallimento dell’U.S Città di Palermo; Il caso Ascoli Calcio). Una disamina, quella di Pierluigi, che termina quindi con l’analisi del nuovo statuto societario con tutte le annesse regole di trasparenza e gli obiettivi societari per il medio-lungo periodo.
‘‘Ho avuto la fortuna di poter intervistare il presidente Mirri, persona squisita, con cui mi è sembrato di essere sulla stessa lunghezza d’onda. Inoltre questo lavoro ha fatto emergere tutte le differenze fra la vecchia società e quella nuova.”
Una triste storia sportiva che Pierluigi, tifoso purosangue, non ha digerito facilmente. Non sempre però la fine di qualcosa è la fine di tutto: ‘‘Sicuramente è stato un brutto colpo, anche perchè trovarsi dal lottare per la Serie A alla Serie D è stato un boccone molto amaro da mandare giù. Però bisogna dire come l’ultima stagione da professionisti ha evidenziato la mancanza di un solido progetto alla base per il lungo termine, per cui quello che poi ho pensato è che tutti i mali non vengono per nuocere. La nuova dirigenza mi è sembrata consapevole della grossa responsabilità assunta nei confronti della città e di tutti i tifosi. Chiaramente bisogna avere pazienza per quanto riguarda i risultati sportivi in quanto non è facile portare una squadra che viene dai dilettanti subito ai vertici.”
Tra dovere e piacere, Pierluigi è la testimonianza concreta di come la passione per uno sport, per i colori rosanero, possono erigersi a strumento di studio, analisi. ”Ho vissuto un’emozione unica perchè ho avuto la possibilità di interfacciarmi con la nuova dirigenza che poi mi ha pure invitato a vedere la partita contro la Casertana a porte chiuse. Ma soprattutto mi ha fatto capire effettivamente “l’ambiente Calcio”; ovvero tutte le dinamiche che vanno a costituire ed influenzare una società calcistica. Oltre che, chiaramente, a servirmi – conclude Pierluigi – per fare chiarezza sulle vicende che hanno causato il fallimento del Palermo”
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