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Casertana-Viterbese: c’è chi ancora osa chiamarlo calcio

La cronaca dice questo: la Casertana costretta a schierare 9 giocatori contro 11, nel match che si è svolto con qualche ora di ritardo, nel tentativo di rinviare una partita che non doveva nemmeno essere disputata.

Basterebbe solo questo ad enunciare la disparità tra le due compagini: soltanto far riferimento al numero dei giocatori in campo, la Casertana abbandonata dalle istituzioni a causa dei numerosi tesserati del club colpiti dal coronavirus.

Ma l’assurdità non si ferma qui: ben due dei tre giocatori di quelli costretti a scendere in campo, si sono ritrovati febbricitanti, con sintomi legati al Covid-19.

In uno stato di diritto, che mette al primo posto la salute e che vede lo sport non come un gioco ma come un lavoro, ci si sarebbe aspettato che venissero tutelati i diritti dei lavoratori.

Perché sì forse a volte ci si dimentica, che i calciatori, pur facendo uno dei lavori più belli al mondo, svolgono un mestiere, ed hanno come tali dei diritti e dei doveri. Mentre quello a cui tutto il mondo dello sport ha dovuto assistere, volente e nolente, è davvero oltraggioso, e fa paura.

La salute ha perso di fronte al potere dello “spettacolo”: uno spettacolo che da tempo sembra quasi mancare, perché a renderlo vivo erano i tifosi sugli spalti.

Molti di questi oggi lottano con questo nemico che non è invisibile, ma che si rende sempre più presente tra terapie intensive ed ospedali al collasso.

E chi oggi sembra fare “orecchie da mercante” preferendo altri guadagni, interessi, avrà un po’ sulla coscienza anche questo scempio.

Di chi è la colpa? Di un sistema che forse è stato assente, e non ha voluto prendersi delle responsabilità, ma ha guardato inflessibile la realtà di fronte a un rigido schema di regole.

E’ stato richiamato alla luce il caso, eclatante anch’esso, di Palermo-Catania: di quel derby assurdo giocato con un solo giocatore in panchina e terminato in un pari eroico.

Il solo infortunio di Valente, durante quella gara, sembra quasi una passeggiata di salute, ma se in mezzo a quegli eroici giocatori, vi fosse stato un asintomatico a contagiare i giocatori del Catania, sarebbe stata una colpa del Palermo?

E così è una colpa della Casertana quella di aver giocato ieri in quelle assurde condizioni?

E nell’assurda morale di oggi… rivolgo anche un disperato appello all’altra sponda, a quella della Viterbese. Non è davvero una vittoria di Pirro quella ottenuta ieri? Dove sta la morale in tutto questo? E’ solo infliggere ulteriori ferite ad un nemico già sconfitto, con la paura di derivarne delle conseguenze per sé.

Forse in un mondo utopistico, in cui i valori del calcio e dello sport hanno ancora un perché di esistere, quella partita non doveva giocarsi a prescindere. E non perché a deciderlo fossero enti superiori, ma le stesse società a confronto.

Esiste ancora il calcio autentico o solo ombre vane di quello che era un tempo?

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