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Critiche inutili a Boscaglia: il dramma del Palermo è un mercato illusorio e privo di qualità

Palermo boscaglia

Premessa: quando in una società e in una squadra, c’è qualcosa che non funziona, la colpa è di tutti. Impossibile trovare un solo responsabile, rintracciare un solo colpevole.

Chiusa questa prima e doverosa considerazione, è innegabile che c’è chi più di altri, ha contribuito a un insuccesso non programmato ma prevedibile del Palermo. Ovvero la dirigenza.

Che squadra ha il Palermo per pretendere di ambire alle primissime posizioni? Se andassimo ad analizzare uno per uno le carriere dei giocatori rosanero e le confrontassimo con quelle di Ternana e Bari, verrebbe fuori un confronto imbarazzante. Diakité (Ternana) ha giocato in Europa con la Lazio, Falletti ha giocato in A con il Bologna. Tanto per citarne due. Sponda pugliesi c’è Antenucci che ha giocato la A (da protagonista) fino a un paio di stagioni fa con la Spal.

Boscaglia fin qui ha fatto quel che poteva con il materiale a disposizione. Si leggono critiche eccessive anche sulle scelte di formazione: francamente, non vedo fenomeni lasciati in panchina. O meglio, non vedo proprio fenomeni in squadra, figuriamoci tra le riserve. Il Palermo ha tanti giocatori che si equivalgono, seppur con caratteristiche diverse: Floriano è differente da Valente, ma come valore assoluto non c’è un abisso. Lo stesso potremmo dire tra Broh e Palazzi o tra Accardi e Somma e così via. Almeno analizzando quelli che sono, fin qui, i risultati raggiunti in carriera.

Impossibile non tener conto della maniera in cui si costruisce una squadra: nessuno vuole insegnare a Sagramola e Castagnini come si deve far il proprio lavoro, tuttavia ci sono delle lacune in ruoli chiave per qualsiasi formazione.

La spina dorsale: portiere, difensore centrale, centrocampista centrale, attaccante. In porta si è optato per la conferma di Pelagotti, scelta comprensibile. In difesa c’è confusione: proprio per il motivo precedentemente accennato, ovvero l’equivalenza tra tanti giocatori, nessuno spicca rispetto agli altri. Forse il solo Marconi che quando c’è è sempre schierato.

A centrocampo il solo Odjer offre garanzie. Il pubblico chiede Martin a gran voce, ma Boscaglia lo vede tutti i giorni in allenamento, evidentemente c’è qualcosa che a noi sfugge e dobbiamo dare per assodato che non essendo masochista, il tecnico rosanero abbia le sue ragioni per escluderlo sistematicamente. In attacco non ne parliamo. L’unica punta è Saraniti (Lucca lo teniamo fuori dalle considerazioni per la giovanissima età), un calciatore che l’anno scorso ha messo in rete 4 gol in campionato giocando nel Vicenza, poi vincitrice del proprio girone. Un po’ come se nella Juventus Morata facesse solo 4 gol. Evidentemente non era l’uomo su cui puntare, però forse il più economico e anche questo mi rendo conto che ha la sua valenza.

Per non parlare poi del modulo: delitto impropriamente imputato al tecnico gelese. I moduli, nel 2020, contano 0. Ormai si allena per principi, non più per schemi. Si allenano gli spazi da occupare e i tempi con cui occupare quegli spazi. Pensare che un tecnico si affidi al modulo piuttosto che alla strategia è fuorviante. La medesima strategia la si può intraprendere con una difesa a 4 o a 3. Cambia davvero poco. Boscaglia è stato accolto come un eroe ed effettivamente pur senza il mantello di Batman ha il curriculum migliore di tantissimi altri suoi colleghi nel nostro girone, se non di tutti.

Cambiare idea dopo qualche mese e con la rosa a disposizione è frutto di un qualunquismo, a mio avviso, inaccettabile. L’anno scorso ne fece già le spese Pergolizzi, quest’anno comincia a farle lui. Ma è mai possibile che il problema sia sempre l’allenatore? E chi costruisce la squadra la faccia sempre franca? I valori sono questi ed è bene che tutti cominciamo a farcene una ragione.

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