Covid, la nuova variante brasiliana: ulteriore mutazione del coronavirus?

Una nuova e demoralizzante scoperta effettuata dai ricercatori della Fondazione Oswaldo Cruz, hanno fatto luce su una nuova variante del Coronavirus. Ciò che preoccupa di più è la possibilità che l’ulteriore mutamento del virus ostacoli l’immunità: a conferma di tale tesi, la testimonianza di un’infermiera brasiliana. La 45enne già mesi prima aveva contratto l’infezione da Sars-CoV2 causato da un ceppo vecchio; lo scorso ottobre la donna però avrebbe causato sintomi simili ai precedenti risultando positiva nuovamente al Covid.

A trasmettere l’allarmante notizia sono proprio i ricercatori dell’Oswaldo Cruz: le mutazioni sulla nuova variante potrebbero aumentare il rischio di reinfezione. Questi dichiarano: “L’analisi delle mutazioni ha dimostrato, per la prima volta, un caso di reinfezione con una variante virale che ospita la mutazione E484K, situata in un residuo chiave del dominio di legame del recettore, che sembra aumentare modestamente il legame tra la proteina Spike e il corpo”.

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I ricercatori rendono noto quindi che: “La mutazione genetica, chiamata E484K, cambia la forma della proteina spike all’esterno del virus in un modo che potrebbe renderla meno riconoscibile a un sistema immunitario “addestrato” a individuare versioni del virus che non hanno la mutazione. Si pensa che E484K modifichi il virus in un modo che renda più difficile per gli anticorpi legarsi ad esso per impedirgli di entrare nel corpo”.

Stando alla testimonianza dell’infermiera brasiliana risulta che, la donna il 26 maggio scorso avesse contratto il coronavirus con conseguente diarrea, dolori muscolari e debolezza fisica. Nel giro di tre settimane si sarebbe poi ripresa dall’infezione. Ad ottobre si sarebbe riammalata con sintomi simili (diarrea, mal di testa, tosse e mal di gola) risultando quindi nuovamente positiva al Covid. In questa seconda infezione però le condizioni della donna sarebbero peggiorate accusando difficoltà respiratorie, dolori muscolari e insonnia. Dall’analisi dei ricercatori è poi emerso che il campione di ottobre presentava delle mutazioni.

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