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Palermo-Virtus è un disastro: mancano attaccante e mentalità. Il 3° posto è un sogno

Palermo boscaglia

Il Palermo è arrivato al Barbera con tanta voglia di dare continuità e con la 18° formazione diversa in 18 giornate di campionato. Se non è record poco ci manca, ma poco importa, visto che i rosanero sono tanto camaleontici negli interpreti (e ultimamente anche nel modulo), quanto uguali e lineari dal punto di vista dell’atteggiamento, che poi è ciò che conta più di ogni altro aspetto. Il risultato di quanto detto, è una buona prova di squadra contro un avversario che comunque aveva una sua idea di calcio.

Il bel primo tempo

Nel primo tempo infatti ha funzionato tutto o quasi: il pressing, cardine del gioco di mister Boscaglia, è forse l’unico neo intravisto. Le linee di pressione, sempre molto alte (la prima sempre a ridosso dell’area di rigore) veniva quasi di continuo saltata dall’ottimo palleggio ospite. La seconda invece, quella del centrocampo, riusciva di tanto in tanto a recuperare la palla e innescare trame offensive. Tutto sommato, è stata comunque la solita squadra organizzata, che oltre ad imporre il proprio gioco, ha confermato ancora una volta una solidità difensiva da grande squadra.

Il modulo non conta nulla

Come era prevedibile, questa partita ha confermato ancora una volta che la scelta dei moduli lascia il tempo che trova, come del resto aveva fatto la trasferta di Cava de’ Tirreni. Non c’era il trequartista questa volta, ma un Kanoute che per compenso svariava in tutta la zona d’attacco, c’era il regista, ma non è che la palla si muovesse tanto velocemente rispetto a quando non c’era. A proposito, la fluidità di manovra non era quella di sempre, ma ogni partita ha la sua personale storia in relazione all’avversario, che oggi, lo ripetiamo, meritava di essere definito squadra. Insomma che sia 4-2-3-1 o 4-3-3, diciamo che poco importa, meno sicuramente di quanto non possano contare l’aspetto mentale, l’aggressività o la fame di prendere i 3 punti visti nei primi 45 minuti.

Tutti aspetti che nel primo tempo si sono visti, insieme ad una discreta lucidità sottoporta. Non eccelsa, visto che Luperini a metà primo tempo si è divorato da due passi il gol del vantaggio, poi trovato splendidamente da Valente, che lo meritava per quanto fatto in queste settimane e in questa partita sopratutto. Nel primo tempo, i tiri verso la porta hanno avuto infatti tutti la sua firma, così come la rete (la 1° in stagione), che gli dà il titolo di man of the match, nonostante le responsabilità di Crispino.

Secondo tempo da incubo

Nel secondo tempo, il Palermo non entra però in campo e gli effetti si sentono subito. Boscaglia cambia modulo e torna con il 4-2-3-1, ma a cambiare è l’atteggiamento, figlio di un calo fisico clamoroso che la squadra siciliana paga a caro prezzo quando Castorani infila da due passi il gol del pari. Nei secondi 45 minuti, è mancato praticamente tutto, perfino Odjer che regala la palla sull’azione che poi ha portato al gol ospite.

La chiave di un match perso in malo modo, è nella seconda parte di una gara strana. E’, in un calo fisico quasi inspiegabile vista la presenza di una settimana tipo nella quale si è potuto lavorare con grande serenità. E’ mancata la mentalità, quella vista nei primi 45 minuti. E non è cosa da poco rimanere negli spogliatoi. Significa non essere squadra. E’ mancato Boscaglia, questa volta sì: a volte si deve accettare il pareggio, con umiltà, invece il tecnico gelese ha messo 6 punte in campo, uccidendo ogni forma di equilibrio, già precario vista la voglia matta dei rosanero di vincerla questa gara. Un disastro, un terzo posto che si allontana e una dirigenza, che dovrà prendere in considerazione il mercato.

Lucca riposi, la dirigenza faccia mercato

Lucca va fatto riposare, perché è giovane e poco lucido. Volendo essere concreti, è lui che poi ha determinato all’80% questa sconfitta. Sull’1-1, due gol letteralmente divorati che un centravanti deve semplicemente mettere dentro, senza scrupoli. E invece altro flop, dopo il rigore sbagliato a Cava. E menomale, che c’era chi credeva che la mossa migliore era coccolarselo affidandogli tutto il peso dell’attacco. I rosanero così non possono arrivare lontano, manca la mentalità nei 90 minuti, manca tanto, forse troppo.