Un appuntamento con la storia, la data che tutti i tifosi del Palermo avevano cerchiato in rosso da tanto tempo. Era il 5 febbraio del 2005 e dopo 32 lunghissimi anni di attesa il Palermo tornava a sfidare la Juventus in Serie A allo stadio “Renzo Barbera”.
In città si percepiva da tempo un’atmosfera magica e di tensione. Quella partita non poteva essere semplicemente una passerella o un premio dopo la splendida cavalcata in B dell’anno prima. C’era la netta sensazione che quel Palermo, che stava facendo un gran campionato da neopromossa, potesse superarsi ancora stupendo all’ennesima potenza.
Palermo-Juventus ha un sapore diverso
Di contro la Vecchia Signora non era temibile, di più: Alessandro Del Piero faceva persino la panchina, perché uno svedese di nome Zlatan e di cognome Ibrahimovic gli aveva soffiato praticamente il posto. E poi ancora Emerson, Thuram, Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Trezeguet e tanti altri campioni. Ma la sensazione non cambiava di una virgola: il Palermo dei sogni, che mai prima d’allora era stato così vicino alle coppe europee, poteva fare l’impresa. E per certi versi lo doveva pure, nei confronti di una tifoseria da troppi anni lontana dal grande calcio e dai grandi palcoscenici.
La partita d’andata, giocata il 25 settembre 2004 al vecchio “Delle Alpi“, aveva già lanciato dei segnali importanti. Quella notte di Torino la Juventus non fa da schiacciasassi, ma si limita a recuperare con tanta fatica il vantaggio firmato Christian Zaccardo. Ci pensa Ibrahimovic a sistemare le cose, almeno parzialmente, e finisce così 1-1. Il Palermo esce però a testa altissima dalla fossa dei leoni, con la consapevolezza di essere una squadra solidissima.
Il Barbera come una bolgia infernale
Adesso è febbraio, fa tanto freddo anche a Palermo. Il Barbera chiama a gran voce, può dare una grande spinta e infatti ai tempi era per tutti la “Bombonera d’Italia“. “Mai come quell’anno – avrebbe detto mister Guidolin – lo stadio era così pieno, neppure quando nel 2007 ci stavamo giocando lo Scudetto“.
“La Favorita” è quindi semplicemente stracolma quella sera, come a tutte le partite casalinghe del campionato 2004/05: a sedere 34mila spettatori e oltre! Ai tempi poi non v’erano tifosi bianconeri a riempire le curve: semplicemente non c’era spazio, settore ospiti a parte. E quindi tutto lo stadio aveva una sola voce, cantava rosanero all’unisono, assaggiando una notte indimenticabile.
La partita sarà meravigliosamente combattuta. D’altronde, neppure la Juventus prima in campionato può scherzare, perché tallonata dal Milan di Sheva a due punti. Il Palermo, d’altro canto, può perfino ambire alla zona Champions League: è sesto, a -5 dall’Udinese quarta in classifica. I presupposti per una grande partita, in un ambiente tanto infuocato, non mancano affatto.
C’è grande equilibrio e, nonostante la forza avversaria, grande rispetto da ambo le parti. Quindi le azioni non fioccano e vincono soprattutto le difese, nonostante i due reparti d’attacco facciano paura. La Juventus gioca infatti con Ibra e Trezeguet là davanti, con Del Piero che non troverà spazio neppure per un minuto; il Palermo si affida invece alla solita coppia Toni-Brienza.
Palermo-Juventus: il match
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La partita ha un solo significativo sussulto ai fini del risultato. Minuto 12. Da una punizione conquistata da Grosso per un fallo di Olivera, capitan Corini calcia un pallone velenoso quasi all’altezza del dischetto da rigore. Buffon interviene con i pugni e caccia via il pallone; Brienza, posizionato al limite dell’area, lo aggancia. Per un attimo il Barbera si ferma e inizia a pregustare qualcosa di indimenticabile. Il pallone cade di nuovo a terra, l’attaccante di Cantù non ci pensa un attimo e calcia di controbalzo sempre di mancino. Buffon è fuori dai pali, la palla è all’angolo, il Barbera è una bolgia.
Brienza mette la mano all’orecchio e scappa verso la panchina. Guidolin urla forse più del Barbera: è 1 a 0, ma stavolta il Palermo non vuole farsi acciuffare più. La partita così si sblocca. Alla mezz’ora, l’arbitro De Santis grazia il Palermo: Mutarelli interviene su Zambrotta sulla riga dell’area di rigore, ma viene assegnato calcio di punizione.
Per il resto, la Juventus non crea molto e fa veramente paura soltanto con un tiro al volo di Zambrotta nel secondo tempo. I migliori in campo infatti, quella sera, saranno i due esterni mancini, dato che anche Fabio Grosso non ha voglia di sfigurare. L’anno dopo, assieme, avrebbero vinto uno splendido mondiale ai calci di rigore.
Mario Santana, tra passato e presente del Palermo
L’anello di congiunzione tra il passato e il presente è invece Mario Alberto Santana. Entra quel giorno al minuto 53 per Lamberto Zauli, che si era fatto ammonire dopo un acceso diverbio con il francese Zebina. L’italo-argentino, servito da Morrone, può chiudere definitivamente il match: anticipa Buffon con un tocco sotto, ma la palla prende uno strano effetto e a due passi dalla porta rimbalza fuori. Alla fine, Santana riceve anche un pestone durissimo da un furioso Ibrahimovic: l’arbitro però finge quasi di non vedere e lo svedese resta impunito.
Infine tanta, tanta sofferenza per gli uomini di Guidolin. Non succede però null’altro di rilevante: il fortino Barbera è salvo. Guardalben conserva inviolata la porta di casa, il Palermo invece porta a casa una vittoria storica che mancava da decenni. La storia in una partita, oggi come 16 anni fa.
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