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Palermo, accolto il ricorso dell’oratorio: si potrà giocare, senza far troppo rumore

Era finita sotto la lente d’ingrandimento la storia dell’oratorio della parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù.

Un’ordinanza del Tribunale Civile, aveva  infatti vietato tutte le attività ludiche perché ritenute troppo rumorose.

Il volere nonché richiesta, era partita dai condomini che non riuscivano a resistere al vociare dei ragazzini della parrocchia, che giocavano sotto casa.

La parrocchia ha deciso di rispondere, di non fermare quello che è il sano valore dello sport, con delle regole civili, e a cui veniva tolto anche questo piccolo momento di comunità, in assenza di Covid.

A sostegno della parrocchia, dopo la diffusione della notizia, in prima linea si era mosso anche il presidente Dario Mirri, contro chi avrebbe voluto spegnere anche i piccoli sogni dei bambini.

Adesso il reclamo della parrocchia ha avuto un buon esito: i ragazzi, potranno infatti tornare a giocare, coronavirus permettendo, con delle limitazioni ben precise. Il giudice ha infatti allentato le prime limitazioni, riconoscendo il valore sociale delle attività svolte in parrocchia per i ragazzi.

Come riporta l’Agi, il collegio ha fissato dei limiti. Le attività estive potranno essere svolte solo durante i mesi di Giugno e Luglio, per un massimo di sei settimane consecutive, per due ore al mattino (non prima delle 8 e non oltre le 13) e due di pomeriggio (non prima delle 16 e non oltre le 20) e mai sabato e domenica.

Per quanto riguarda le attività invernali, invece, da ottobre a maggio, dal lunedì al giovedì, per tre ore e mezza, mai consecutive (gli orari restano quelli delle attività estive).

Si potrà poi svolgere un’attività sportiva per volta. A Basket si potrà giocare solo due volte a settimana, e dovrà essere presente sempre il personale della parrocchia.

Non esiste convivenza civile senza compromessi. 

I bambini potranno ancora rincorrere un pallone e sognare, come tutti hanno fatto, e nella normalità delle cose ancora venire rimproverati. Soffrire per un ginocchio sbucciato o per chi deve battere prima il pallone.

C’è chi la chiama semplicità o “altri tempi“, ma forse è ancora la normalità.

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