Non sappiamo con certezza chi, quando e se, alla fine, arriverà davvero questo nuovo allenatore del Palermo, anche se vi abbiamo già accennato in un nostro precedente articolo della possibilità di vedere Filippi fino a fine a stagione. Aspettando però il nuovo tecnico, con ansia, proviamo a immaginare quali potrebbero essere le prime missioni del futuro coach dei rosanero. Quali sono le cose che arrivano di fatto dopo i saluti e le prime conoscenze con dirigenti e presidente.
Segnali criptici e critici
Sappiamo bene che il Palermo squadra unita non era e non è, che il gruppo, inteso in senso largo con tecnici e dirigenza, era disturbato e colpito un po’ dalla classifica e dai risultati, che in un certo qual modo determinano, e da alcune dinamiche interne non idilliache. L’ultima lite tra Kanoutè e Almici che è costata la convocazione al senegalese contro la Viterbese, le due espulsioni di rabbia nell’ultimo incontro e il caso Saraniti di qualche settimana fa, sono degli esempi che giustificano e accertano la nostra tesi (e non solo nostra). Ergo, la prima cosa che un nuovo tecnico dovrebbe fare in questa squadra è banalmente quella di ricrearla, una vera questa volta. Unirla, nel senso più umano e sociale del termine, tale per cui un gruppo possa essere chiamato davvero “squadra”.
Non solum sed etiam
Perchè il gruppo è tutto nel calcio, prima di passare ai piedi e alla fantasia calcistica. Il gruppo è stato però anche quello che è mancato fino ad oggi e che ha portato all’esonero di Boscaglia. Perchè sia chiaro che è anche per i risultati che il tecnico gelese è stato sollevato, ma non solo. Non solum sed etiam, avrebbero detto i latini, perchè dietro allo sfascio dei risultati, c’era un astio generale mai davvero palesato e sempre abbastanza ben celato anzitutto dallo stesso allenatore.
Un’altra fisionomia
Ma torniamo all’altro allenatore, quello che i tifosi aspettano e che potrebbero avere già tra le mani, o quello che potrebbe arrivare da molto lontano. Quello che, oltre alla missione di ricomporre dunque il gruppo, deve cercare secondariamente di ridare una fisionomia calcistica più da categoria. Perchè se è pur vero che la filosofia “boscagliana” era bella, almeno nelle intenzioni e qualche volta anche nelle esecuzioni, è altrettanto tragicamente palese che questa non abbia portato ai risultati sperati. E quindi forse è meglio giocare più per far il brutto che il bello, più per colpire che impreziosire, più per “rubare” che, magari, meritare. Evidentemente, se poi il bel calcio non veniva a dovere concretizzato dagli interpreti, come doveva essere, è giusto che chi venga dopo, cambi strategia.
Compiti difficili, oltre il lavoro
E già riuscire a cambiare questi aspetti, sarebbe un bel traguardo. Perchè è questa pellicola dietro le quinte che poi fa scorrere il film senza intoppi, è grazie a questi aspetti invisibili che poi quelli visibili si esprimono al meglio. Ma non è affatto semplice. Si tratta di compiere un balzo ulteriore che vada oltre la semplice professionalità tra i calciatori, che vada oltre il lavoro. Perchè nel calcio oltre alla professionalità, serve empatia, gruppo e amicizia per raggiungere risultati. Tutti ingredienti che a Palermo non si sono visti tantissimo e che l’allenatore stesso doveva premurarsi ad esporre, invece. Ma chi arriverà, si metta subito a lavoro in questo senso, anche perchè pare di capire che questa mancanza sia la più grave dalle parti viale del Fante.
Sono 6 anni che Filippi fa il vice di Boscaglia, cosa può fare di diverso? Hanno sbagliato i tempi dell’esonero, dovevano avere l’allenatore pronto.