Un giocatore mai banale Enzo Maresca. Un geometra del centrocampo, forse più apprezzato all’estero che in Italia. L’ex anche di Juventus e Siviglia ha lasciato un segno a Palermo contribuendo a un’importante salvezza ai tempi di Ballardini.
Oggi si trova ad allenare le giovanili del City come racconta nel corso di un’intervista a La Gazzetta dello Sport: “Successe 13 mesi fa. Pellegrini era stato appena esonerato dal West Ham. Ero il vice, cercai di approfittare del tempo libero per studiare il calcio di Pep. L’idea accademia fu successiva. Ci fu qualche dubbio iniziale, legato alla situazione del mio staff, ma risolti i problemi, accettai. Mi veniva offerta una chance unica”.
L’incontro con Guardiola.
“Il primo incontro avvenne dopo un Barcellona-Malaga. Pep mi parlò dei tempi di Brescia e di Mazzone. A Manchester il rapporto si è consolidato. Abbiamo orari di allenamenti diversi e quando posso seguo da vicino il suo lavoro”
Maresca gode di una passione singolare, quella per gli scacchi.
“La scintilla scoccò in Spagna. Ho seguito corsi e letto dei libri. La mia tesi al Supercorso di Coverciano si chiama ‘Il calcio e gli scacchi’. Ci sono molte affinità. Le più importanti: il gioco posizionale e le strategie. Per un tecnico è importante possedere la mentalità dello scacchista: elaborare un piano, studiare le contromosse, scegliere la disposizione delle pedine”.
“Ai tempi di Malaga Manuel Pellegrini mi disse: ‘Quando smetti, dovrai allenare’”.
Maresca poi racconta la sua voglia di viaggiare e di confrontarsi con realtà nuove.
“Lasciai casa a 11 anni per entrare nel settore giovanile del Milan. Quando rompi il ghiaccio presto, diventa tutto più facile. Non ci sono posti in cui mi sono trovato male. Sono stato bene ovunque”.
“Wba e Spagna. Salire in Inghilterra a 17 anni, senza conoscere la lingua, fu una bella sfida. Imparai l’inglese e entrai nel cuore dei tifosi. In Spagna ho vissuto momenti bellissimi, ho vinto trofei importanti e ho conosciuto la donna che sarebbe diventata mia moglie. La nostra casa è sul mare, in Andalusia. Adoro lo stile di vita degli spagnoli. Si divertono con le cose semplici”.
“Inglese, spagnolo e francese, questo studiato a scuola e affinato con lezioni individuali”.
La differenza fondamentale tra Inghilterra e Italia.
“La cultura. Qui se stai vincendo 2-0, cerchi di segnare il 3°. In Italia se sei 2-0, rallenti. Siamo un Paese conservatore. In tutto, anche nello sport”.
“Quando smisi di giocare, la prima cosa che feci fu andare a trovare Sacchi. Passai con lui mezza giornata a parlar di calcio: quell’incontro è una tappa fondamentale della mia vita”.
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