Intervistato tra le pagine del Giornale di Sicilia da Carlo Brandaleone, Luca Cecconi, è stato uno di quei bomber rosanero, che sono entrati nella storia del Palermo per rimanervi per sempre. Toscano di Fucecchio, ha da poco compiuto cinquantasette anni, ha vestito la maglia rosanero per soli due anni, nelle stagioni 1991-92 e 1992-93.
Fu protagonista di una promozione dalla C-1 alla B, e proprio quella ricorda con più gioia celebrato come un santo patrono a Belmonte Mezzagno.
Tra gli aneddoti più curiosi il fatto che leggesse il giornale e lo portasse sotto braccio agli allenamenti:
“Certe volte dovevo nasconderlo o lo leggevo in macchina per evitare di sembrare snob. C’è stato qualche compagno che mi ha pizzicato con qualche battutina, come se volessi distinguermi dagli altri“.
Una delle partite chiave per la salvezza, fu proprio quella giocata ad Avellino, il 24 maggio 1992, a poche ore dalla strage di Capaci…
“Onestamente ammetto che non avemmo la consapevolezza di quello che era accaduto al giudice Falcone. Pensavamo alla partita. Anche perché in quei tempi a Palermo la percezione di quanto stava accadendo era diversa. Non era il primo attentato. Col tempo capii la gravità di quello che era successo“.
Una partita che condannò anche il Palermo…
“Sì, ma poi fummo condannati all’ultima giornata dal pareggio tra Piacenza e Taranto che ci mandò in C-1. Speravamo nel miracolo e battemmo la Lucchese alla Favorita, aspettavamo il risultato di Taranto, che poi fu quello che tutti temevamo. Il Taranto vinse e noi andammo giù per la classifica avulsa. Ma non dovevamo arrivare a quel punto“.
Che squadra era quel Palermo?
“Avevamo molti giovani che il Palermo poi vendette bene: Centofanti, Rizzolo, Modica e Bresciano. Qualcuno era un po’ superficiale, anche in allenamento, così in casa ci
esaltavamo perché avevamo grandi qualità. In trasferta non riuscivamo ad avere la giusta cattiveria e forse giocavamo un po’ troppo chiusi“.
Cecconi, venne accolto freddamente all’inizio…
“Il Palermo era stato appena promosso in B e forse i tifosi si aspettavano un giocatore dal nome altisonante. E poi cominciai male, anche perché ero reduce da un infortunio.
Col tempo ingranai e divenni un punto fisso, la gente cominciò a volermi bene. E io cominciai ad amare Palermo. Soprattutto l’anno dopo, quando vincemmo il campionato con Orazi in panchina e poi anche la Coppa Italia di C. Eravamo un gruppo granitico, si respirava una bella aria attorno alla squadra. Se fossi rimasto ancora avrei messo casa a Palermo, ci avrei vissuto per tutta la vita. Giocare qui è diverso“.
Cosa distingue Palermo dagli altri club?
“Dalle altre parti giochi per il club. Quando giochi nel Palermo hai la sensazione di
giocare per una intera città, per tutta la sua gente. E questo ti dà una carica speciale“.
Un mondo un po’ particolare il calcio di oggi, Cecconi ha abbandonato due anni fa con un’esperienza da responsabile nel settore giovanile dell’Empoli. Potrebbe essere un mondo migliore.
Quali sono le differenze con il calcio odierno?
“Non si può dire, sono tempi diversi ed è impossibile fare paragoni. Non sarebbe neppure corretto. Seguo il Palermo e ne sono rimasto un tifoso. Il fallimento ha sorpreso anche me. Non pensavo che quest’anno sarebbe andato in Serie B, ma ero sicuro che in classifica sarebbe finito alle spalle di Ternana e Bari. Teoricamente c’è ancora tempo…“.
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