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Coronavirus, l’Italia vicina ai 100mila morti: rischio lockdown concreto?

Il virus in Italia corre inesorabilmente e la tanto temuta parola “lockdown” non viene ancora pronunciata dal Governo Nazionale, anche se le Regioni con le misure restrittive adottate in queste ore si avvicinano molto.

La Campania, dopo i numerosi casi e le terapie intensive fuori controllo, entra in zona rossa. Friuli Venezia Giulia e Veneto finiscono in zona arancione, ma sono molte le province e le città che oggi hanno restrizioni simili al lockdown che tutti pensavano essersi scrollati di dosso solo un anno fa.

Se si guarda ai numeri, la paura cresce ancora di più. Vicini ai 3 milioni di contagiati, e alla soglia di 100.000 morti. E al Governo non resta che operare verso una stretta. L’Italia è nel pieno della terza ondata, le varianti circolano senza alcun freno e va ridotta al minimo la mobilità degli italiani.

Se si guarda al monitoraggio giornaliero, anche quello non dà segnali confortanti; sono 24.000 i casi giornalieri. L’RT torna sopra l’1 dopo settimane ed è in peggioramento da cinque settimane consecutive, e soprattutto in ben nove regioni sono aumentati i ricoveri.

Bisogna intervenire in maniera tempestiva e radicale – avverte il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferroper contenere le varianti del virus“.

A rimanere zone gialle restano solo: Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia e Valle D’Aosta. Ma per almeno la metà di queste regioni, l’indice Rt continuerà a salire (Calabria, Lazio e Puglia) e potrebbero cambiar colore già lunedì 15 marzo.

Cosa fare a Pasqua?  

Sembra che rimanga invariato il divieto di spostamento tra regioni anche in zona gialla. Ma al vaglio vi è anche lo studio di ulteriori restrizioni: dal coprifuoco anticipato ad un innalzamento delle restrizioni nei fine settimana come avvenne nel periodo di Natale fino a interventi più drastici uguali per tutti.

Le regioni nel frattempo hanno già anticipato il lockdown per evitare che le varianti possano estendersi a macchia d’olio. La Calabria ha per esempio chiuso anche le scuole, nonostante l’incidenza sia lontana dall’indice di pericolo.

Lo stesso avviene in Piemonte, con la chiusura anche delle aree attrezzate; segue la Lombardia con il divieto di entrare in uno o più esercizi commerciali.

Stretta anche in Emilia Romagna, dove le province di Bologna e Modena sono in rosso. Nel capoluogo si contano mille ricoveri. “Un numero impressionante – dicono – mai visto prima. E quello che ci spaventa è la velocità di diffusione del contagio, aumentata quasi del 50% rispetto a prima”.

In Sicilia…

La situazione dell’Isola è particolare: chiudono le scuole in ben 12 comuni, da lunedì 8 a sabato 13 marzo. A deciderlo il presidente della Regione Nello Musumeci: in base al report dell’assessorato alla Salute, infatti, sono stati superati i 250 casi positivi al Covid su 100mila abitanti.

Lo stop alle lezioni riguarderà: Caccamo, San Cipirello e San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo; Castell’Umberto, Cesarò, Fondachelli Fantina e San Teodoro, nel Messinese; Licodia Eubea e Santa Maria di Licodia, nel Catanese; Montedoro, Riesi e Villalba, in provincia di Caltanissetta.

Istituita anche una zona rossa a Riesi, in provincia di Caltanissetta, già zone rosse erano San Cipirello e San Giuseppe Jato, nel Palermitano.

 

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