Obiettivo centrare i playoff, anche da decimi. E’ questo il traguardo minimo che Filippi vuole raggiungere al termine di una stagione che fin qui è stata troppo altalenante. E Pagani, rappresentava chiaramente un tassello importante in quest’ottica. Diciamo pure, che abbiamo visto primi tempi migliori: poco gioco, più palle lunghe da una parte e dall’altra, qualche giocata illuminante di Santana nei primi 10 minuti, poi poche vere occasioni da gol, ma solo pericoli potenziali. A sollecitare di più il portiere è alla fine la Paganese che ha costretto Pelagotti a due parate abbastanza semplici.
Pochissimi sussulti, primo tempo squallido
Ai primissi minuti molto timidi, segue un Palermo un po’ più spregiudicato nella fase centrale della prima frazione di gioco, anche se come detto di occasioni clamorose non ce ne sono state. Solo un tiro a botta sicura di Valente che si infrange sul corpo di un difensore in maglia blù e un destro di Kanoutè che sugli sviluppi di calcio d’angolo si trasforma in un difensore più che in un rapace d’area. Così, sulla spizzata intelligente di Luperini, il senegalese calcia sbilenco all’indietro e non insacca da pochi passi. Non c’è stato altro da segnalare in un primo tempo scialbo. Una difesa tutto sommato ordinata, ma troppo poco si è fatto in fase offensiva per impensierire una fin lì eccellente retroguardia di casa.
Lucca, quanto manchi?
Un Palermo, terribilmente orfano del suo attaccante Lorenzo Lucca che, se pur non sia riuscito ad andare a segno nelle ultime gare di campionato, ha sempre dato una grande mano in fase di manovra. Per questo motivo, stavano mancando spizzate importanti e ampiezza in proiezione offensiva. Il generoso Santana ha dato il massimo ed è lui il migliore della squadra di Filippi, troppo compassata e cattiva nella prima parte della partita.
Secondo come il primo, ma con il guizzo vincente
Il secondo tempo comincia come il primo: brutto, noioso e con pochi guizzi. Al 50′, Filippi sceglie di togliere dal campo De Rose, già ammonito, per Odjer. Nulla è cambiato dal punto di vista tattico, nè della grinta a dire il vero. Per non parlare poi della qualità assente da entrambe le compagini, causa anche un terreno di gioco che fa “singhiozzare” il pallone più che farlo circolare. Al 60′ però, il guizzo di un match pallido firmato Roberto Floriano. Un brutto Palermo, si rivela finalmente efficace quando, sugli sviluppi di un contropiede orchestrato da Valente, il pallone termina sui piedi di Almici che la mette dentro per il più facile dei gol dell’ex Bari, che deve solo spingere in rete. Il parziale è cambiato al 60′ con il risultato di 0-1.
squadra brutta m vincente, questo sarà il Palermo di Filippi?
E la prima sensazione, è che sia, quella di Filippi, una squadra forse meno bella di quella che era nelle mani del suo predecessore, ma molto più efficace, tolto il clamoroso passo a vuoto contro la Juve Stabia. Non può essere chiaramente un giudizio frutto di un’analisi a 360°, visto che si tratta soltanto della 3 gara del nuovo allenatore, ma di una sensazione, riscontrabile quanto meno nel match contro il Catania e adesso anche in quello di questa sera a Pagani. Al 65′ Filippi cambia 2/3 dell’attaco: escono Floriano e Santana ed entrano Rauti e Saraniti. Per quest’ultimo, si tratta di un recupero importante dopo un infortunio muscolare che lo aveva tenuto per qualche giorno a casa.
Il guizzo resta uno, così come il risultato
Anche dopo il gol, la sostanza comunque non cambia. Il match resta senza emozioni, senza guizzi, non fosse stato per Floriano che alla fine ha regalato quello più importante e decisivo. Dal 70′ la Paganese spinge un po’ di più e crea due occasioni da gol: la prima su un tiro dal limite dell’area sul quale si immola, sul più bello, Palazzi; la seconda all’ultimo secondo con un destro da 3 metri che termina docile sulle braccia del numero 1 rosa. Ma il Palermo tiene e alla fine la vince con i denti. Una squadra brutta ma efficace, atipica rispetto all’organismo creato da Boscaglia spesso bello ma perdente.
Filotto impensabile, ma rosa aggrappati ai playoff
E alla fine va bene così, anche se ci sarebbe da chiedersi se sia semplicemente stato il “turno” della vittoria, prima di dare il lasciapassare ad una sconfitta, in questa stagione piena di alti e bassi e completamente camaleontica. Difficile se non impossibile pensare ad un filotto, ma questa vittoria quanto meno tiene aggrappato con le unghie e con i denti il Palermo al treno playoff.
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