Come vi abbiamo anticipato ieri sera in un nostro articolo, è grande l’ambizione del Palermo per il futuro. Dopo il fallimento, risorgere dalle proprie ceneri è quasi un obbligo per il prestigio della piazza.
A confermare questa ipotesi, anche l’edizione odierna del Sole 24 ore, che segue con discrezione tutte le tappe che hanno portato il presidente Dario Mirri a contattare la banca d’affari Lazard per disegnare il futuro riassetto societario.
Un riassetto reso necessario dalla crisi odierna posta dal coronavirus ma anche le vicende attuali vissute con il vicepresidente Tony di Piazza, che ha esercitato l’opzione per il recesso delle quote di minoranza.
L’ambizione è grande per il futuro del Palermo: da zero ricavi portare invece la società rosanero a toccare la soglia dei 100 milioni di euro di giro d’affari, raggiungibili una volta varcata la soglia della serie A.
In passato era la normalità, con il Palermo che occupa un grande bacino d’utenza, il settimo per diritti televisivi. Il piano avrebbe un arco temporale di 3-4 anni: nel frattempo non mancano gli investimenti, come quello del centro sportivo, e lo studio di fattibilità per il nuovo stadio.
Il punto di domanda resta come architettare quest’assetto finanziario.
Difficile che gli investitori si accontentino di una quota di minoranza.
Più probabile quindi che il nuovo socio occupi la quota di maggioranza e che Mirri detenga una quota di minoranza mantenendo comunque una carica.
Un dossier che starebbe studiando nuovi investitori, anche private equity. L’obiettivo comune è un piano di rilancio esponenziale del club, possibile in una città come Palermo.
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